A causa dell'aumento dell'iva i consumi delle famiglie sono destinati a subire una contrazione del 3%. Lo afferma la Cgia di Mestre, secondo cui a pagare il prezzo piu' elevato saranno le famiglie meno abbienti. ''Se in termini assoluti saranno i percettori di redditi elevati a subire l'aggravio di imposta piu' pesante, visto che ad una maggiore disponibilita' economica si accompagna una piu' elevata capacita' di spesa, la situazione si capovolge completamente se si confronta l'incidenza percentuale dell'aumento dell'Iva sullo stipendio netto annuo di un capo famiglia'', spiega l'associazione in una nota. Ebbene, l'eventuale aumento dell'imposta, dal 21% al 22%, che scattera' martedi', pesera' maggiormente sulle retribuzioni piu' basse e meno su quelle piu' elevate. A parita' di reddito, inoltre, i nuclei famigliari piu' numerosi subiranno gli aggravi maggiori. ''La politica, purtroppo, ha perso una grande opportunita''', il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi. ''Non essere riusciti ad evitare l'aumento dell'Iva e' molto grave''. L'incremento, secondo l'associazione, ''deprimera' ancor piu' la domanda interna penalizzando soprattutto le famiglie piu' povere e quelle piu' numerose. Ma a pagare il conto saranno anche gli artigiani e i commercianti che, nella stragrande maggioranza dei casi, lavorano per il mercato domestico.
Le simulazioni realizzate dalla Cgia riguardano tre tipologie famigliari (single, lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico, lavoratore dipendente con moglie e 2 figli a carico). Per ciascun nucleo sono stati presi in esame 7 fasce retributive: in relazione alla spesa media risultante dall'indagine Istat sui consumi delle famiglie italiane, su ognuna e' stato misurato l'aggravio di imposta in termini assoluti e l'incidenza percentuale dell'aumento dell'Iva su ogni livello retributivo. In queste simulazioni si sono tenute in considerazione le detrazioni e gli assegni familiari per i figli a carico, le aliquote Irpef e le addizionali regionali e comunali medie nazionali. A seguito dell'aumento dell'aliquota Iva al 22%, si e' ipotizzata una propensione al risparmio nulla per la prima fascia di reddito, pari al 2,05% per il reddito annuo da 20.000 euro, del 4,1% per quella da 25.000 euro e dell' 8,2% per le rimanenti fasce di reddito. Quest'ultima percentuale corrisponde al dato medio nazionale calcolato dall'Istat nell'ultima rilevazione su base nazionale. In buona sostanza si e' ipotizzato che a fronte dell'aumento dei prezzi di beni e servizi a ridurre le spese saranno principalmente le fasce di reddito medio-alte. Infine, l'analisi della Cgia non ha considerato eventuali spinte inflazionistiche che una scelta di questo tipo potrebbe produrre.
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