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Pubblicato il 01/05/2014 09:09

Approvato in Senato il decreto sugli Enti Locali

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 Missione compiuta per la maggioranza al Senato che in due giorni e' riuscita a portare a casa l'approvazione del decreto 16/2014 sulla finanza locale, ormai noto alle cronache come Salva Roma. I tempi del resto erano strettissimi, visto che il provvedimento doveva essere convertito entro il 5 maggio. Pena una figuraccia quasi storica, visto che il dl e' noto anche per l'aggettivo 'ter', preso atto che nel recente passato gia' l'esecutivo Letta aveva dovuto cassare una norma della stessa impronta (il dl 126, datato 28 ottobre 2013), allo stesso modo di quella Renzi a febbraio scorso (il dl 151). Sovvertito quindi, nonostante le aspettative non proprio benevole di molti senatori dell'opposizione, il noto adagio 'non c'e' due senza tre'. Erano in tanti infatti ad aspettarsi un nuovo giro sulle montagne russe, dopo che il via libera della Camera era stato caratterizzato, tra l'altro, da un voto di fiducia rinviato per mancanza del numero legale. Vicenda che aveva provocato tantissimi malumori, soprattutto tra i deputati dem. Ma alla fine al Senato tutto e' filato liscio, grazie anche al superlavoro che si e' sobbarcata la Commissione Bilancio, praticamente in tutta la giornata di ieri, quando si e' capito - dopo il muro di gomma eretto la settimana scorsa nell'esame congiunto con la Finanze sui 320 emendamenti presentati - che bisognava preparare la strada per il via libera in Aula. Per questa ragione la V/a si e' riunita ieri nel primo pomeriggio, con una sorta di pre-visione degli emendamenti, ripetendo l'operazione nella serata di ieri. I protagonisti della conversione del dl rivendicano con orgoglio la piena operativita' del testo su tutta la finanza locale italiana, senza regali di sorta a Roma Capitale. Come fa Magda Zanoni, uno dei due relatori del dl in Aula: "il decreto approvato - premette - e' alla terza stesura ma il testo e' ora decisamente migliore, a cominciare dalla tanto criticata parte su Roma che in quest'ultima versione del provvedimento ha trovato una sua coerenza pratica e d'impostazione. Non nego infatti che si prevedano agevolazioni per Roma - rileva - ma vero e' anche che la Capitale da ora si assume l'impegno di ridurre il disavanzo con un piano triennale e di intervenire su tutti gli elementi negativi oggi presenti nel sistema". Dello stesso tenore il parere di Mauro Marino, presidente della Commissione Finanze di Palazzo Madama. "Per la finanza locale si tratta di una serie di misure che restituiscono un margine di certezza e di chiarezza, soprattutto in materia di Tasi". E sulla delega fiscale sottolinea che la collaborazione tra governo e Parlamento "rappresenta un modello di lavoro che va preservato, anche in un'ottica di superamento del bicameralismo perfetto e di correzione delle procedure legislative". Al coro di approvazione si unisce, tra gli altri, l'abruzzese Stefania Pezzopane, che ricorda: "con l'ok definitivo del Senato l'Aquila e i Comuni del cratere sono salvi dal dissesto finanziario, cui sarebbero andati incontro con l'applicazione della spending review ai bilanci del 2009, 'gonfiati' purtroppo dai fondi per affrontare il sisma". Altrettanto corposo, naturalmente, e' il fronte dei contrari. "Pretendiamo che l'amministrazione di Roma - afferma Remigio Ceroni di Forza Italia - utilizzi correttamente il denaro pubblico, anche nell'interesse dei cittadini costretti a subire tassazioni aggiuntive insopportabili". Indice puntato anche da Silvana Comaroli, capogruppo della Lega in Commissione Bilancio: "diamo 700 milioni annui a Roma - attacca - e leggiamo che l'Atac, la partecipata peggio gestita al mondo", "assume altri 380 dipendenti". Piu' morbida la posizione di Sel, che ha votato a favore, anche se, dice il senatore Luciano Uras, "con il naso turato", perche' "noi vogliamo costruire un futuro migliore per i nostri figli".

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