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Pubblicato il 12/10/2012 08:08

Chiodi: "condivido la politica di rigore proposta da Napolitano"

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Il presidente Napolitano aveva ricevuto una rappresentanza della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome parlando loro di riduzione di costi della politica

"Accolgo con grande soddisfazione l'appello del Capo dello Stato ad una politica di grande rigore, la Regione Abruzzo e' quella che anela di piu' che cio' avvenga". Cosi' il presidente della Giunta regionale d'Abruzzo, Gianni Chiodi, dopo le parole del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

"Questo - ha continuato Chiodi - per due ragioni: perche' si tratta di restituire qualche speranza di futuro ai giovani, togliendo loro alcune pesanti cambiali, e poi perche' attraverso gli scandali si vanifica quanto si sta facendo nella nostra regione, nella quale i tagli si sono gia' fatti in tempi non sospetti".

Napolitano aveva ricevuto ieri una rappresentanza della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, guidata dal Presidente Vasco Errani. Nell'incontro il Presidente della Repubblica aveva richiamato quello precedente del 26 settembre, nel quale aveva preso positivamente atto della risoluzione della Conferenza delle Regioni rivolta a concorrere a un immediato intervento legislativo per ridurre i costi della politica nelle Regioni e stroncare intollerabili fenomeni di abuso del denaro pubblico e di malcostume. 

Il Capo dello Stato ha quindi condiviso con i Presidenti delle Regioni l'esigenza di un ampio sforzo di chiarificazione di fronte all'emergere, nel dibattito pubblico, di interpretazioni unilaterali e sommarie - con accenti liquidatori nei confronti dell'attivita' e del ruolo delle Regioni - dei maggiori problemi oggi all'attenzione del governo e del Parlamento. Si tratta di problemi di riequilibrio della finanza pubblica e di adeguamento degli assetti istituzionali : problemi che hanno formato oggetto anche delle recenti decisioni del Consiglio dei Ministri e che investono l'insieme delle istituzioni rappresentative e delle amministrazioni pubbliche. 

Non sono in questione i principi fondamentali della Costituzione e in particolare quello che nell'art. 5 associa l'unita' e indivisibilita' della Repubblica alla promozione e al riconoscimento delle autonomie locali. Sono in questione gli assetti e gli equilibri istituzionali delineati nella Seconda Parte della Carta, che da lungo tempo si e' convenuto di dover sottoporre a interventi di riforma, a modifiche ben motivate. Purtroppo anche la presente legislatura rischia di chiudersi senza che in questo senso si sia giunti a intese risolutive (fatta eccezione per la importante riformulazione dell'art. 81), pur costantemente sollecitate dal Presidente della Repubblica fin dall'inizio del suo mandato. E' quanto meno auspicabile la rapida, positiva conclusione del confronto in atto per il completamento del processo di riordino delle Province.

Anche la necessita' da anni ormai matura di operare - sulla base dell'esperienza nonche' dell'evoluzione del quadro europeo e infine della radicale modifica dell'art. 81 della Costituzione - una revisione della riforma del Titolo V varata nel 2001, e' rimasta irrisolta. La proposta di legge costituzionale approvata a questo proposito dal governo costituisce una prima parziale risposta su cui spettera' al Parlamento pronunciarsi. Ed e' ugualmente al Parlamento, oltre che al governo, che le Regioni potranno rappresentare le loro preoccupazioni circa le modalita' del contributo che esse sono doverosamente chiamate ancora a dare al consolidamento dei conti pubblici e alla stabilita' finanziaria, attraverso misure urgenti e attraverso scelte lungimiranti di razionalizzazione e di disciplina unitaria della gestione complessiva delle risorse disponibili. 

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