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Pubblicato il 16/01/2015 09:09

Cialente si scusa con Napolitano

cialente, napolitano

 "Pubblicamente intendo scusarmi con Lei se in alcuni momenti, spinto da un sentimento di lacerante solitudine, di disperazione e di difficolta' tali da mettere a rischio la ricostruzione della Citta' e quindi il futuro della mia Comunita', trovandomi costretto ad assumere posizioni a volte eccessivamente forzate di protesta, indirettamente l'ho coinvolta". Le parole del sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, avranno un significato particolare per l'ormai ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il primo cittadino aquilano infatti nel maggio 2013 ha fatto inquietare il Capo dello Stato riconsegnando, attraverso il suo autista, la fascia tricolore in una clamorosa protesta per denunciare la scarsita' di fondi per la ricostruzione che da Roma arrivavano all'Aquila. La protesta e' stata accompagnata anche dalla decisione di far smontare la bandiera tricolore dalle sedi comunali, un altro atto di sfida che non ha fatto certo piacere a Napolitano, tra l'altro in quella occasione e' intervenuto il prefetto dell'Aquila, Francesco Alecci, che ha intimato a Cialente di ripristinare le bandiere altrimenti lo avrebbe rimosso dall'incarico. In una lettera inviata oggi, Cialente ha chiesto scusa riconoscendo umanita' e vicinanza all'ex presidente. ''Le posso pero' assicurare, con profonda sincerita', che mai, in nessun momento, e' venuto meno il mio profondo rispetto istituzionale per Lei e' la Sua alta figura istituzionale- scrive Cialente -. Egregio Signor Presidente, interpretando lo spirito dell'intero Paese, anche io voglio ringraziarLa per quanto da Lei fatto, nel supremo interesse dell'Italia, in questi nove anni di Presidenza della Repubblica, durante i quali ha quotidianamente testimoniato il senso dell'unita' della nostra comunita' nazionale, la difesa della Costituzione e sopratutto tutelato l'immagine del nostro Paese di fronte alla Comunita' internazionale". Ed ancora: "Porto nel mio cuore il ricordo del giorno in cui Lei, in una delle tante visite della quali ci ha onorato in questi anni, dinanzi alla Basilica di Collemaggio, nel momento in cui La salutavo, confessandoLe ancora una volta le mie preoccupazioni, interpretai come un gesto di affetto non solo nei miei confronti ma anche nei confronti della mia comunita' le Sue parole di incoraggiamento e la carezza che Lei mi fece. Quasi paterna. Quel Suo gesto mi ha sempre dato conforto e consapevolezza di poter contare su una solidarieta' che andava oltre il Suo ruolo istituzionale".

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