Un rapporto tra costi e benefici poco conveniente. L'Unione delle Province Italiane traccia un bilancio delle possibile conseguenze del disegno di legge Delrio sulla riforma delle province. Gli italiani pagherebbero due miliardi di euro a fronte di un risparmio di circa 11 milioni. Lo ha affermato il presidente dell'Unione delle Province d'Italia, Antonio Saitta, nel corso di una conferenza stampa, assieme al vicepresidente Enrico Di Giuseppantonio (presidente provincia Chieti), Leonardo Muraro (Treviso) e Barbara Degani (Padova). "Il governo e il parlamento sono prigionieri di un annuncio, quello che prevede la cancellazione della classe politica che amministra le province, con cui faranno risparmiare circa 11 milioni di euro, ma non dicono che allo stesso tempo, faranno spendere al Paese almeno due miliardi di euro", ha sottolineato Saitta presentando il dossier "Quanto ci costa il disegno di legge 'Disposizioni sulle città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di comuni'". Il dossier dell'Upi si limita a valutare l'aumento della spesa pubblica dal passaggio della gestione degli edifici scolastici delle Province ai Comuni e l'aumento della spesa pubblica del passaggio di funzioni alle Regioni.
"Oggi, 107 Province gestiscono 5.179 edifici scolastici. Con l'approvazione del ddl e il passaggio della gestione delle scuole ai Comuni, si arriverebbe ad almeno 1.327 centri di spesa diversi per riscaldamento delle scuole, spese di progettazione, direzione opere e collaudo, manutenzione ordinaria e straordinaria e un aumento della spesa pubblica complessiva di circa 645 milioni di euro", ha spiegato Saitta. C'è poi il capitolo del trasferimento delle funzioni delle Province alle Regioni che secondo il presidente dell'Upi provocherebbe "una spesa ulteriore di circa 1,4 miliardi di euro". Non solo, ma il ddl sul taglio delle Province "prefigura" anche un Italia divisa in due: da una parte le Città Metropolitane, dall'altra i piccoli comuni che verranno abbandonati, ha proseguito Saitta. "A decidere sulle Province", ha proseguito il presidente dell'Upi, "saranno solo i sindaci dei grandi Comuni e i presidenti delle Unioni dei comuni sopra 10.000 abitanti. I piccoli comuni non avranno la possibilità di essere rappresentati", ha aggiunto sottolineando che in questo modo "la democrazia sarà cancellata".
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