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Pubblicato il 27/06/2012 14:02

Pescara - Confronto sull'emergenza dragaggio per il porto

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Incontro organizzato dall'associazione "Articolo 3"

E' stato ancora una volta il porto e il suo dragaggio,il protagonista di una riflessione,  ospitata questa mattina dalla Camera di Commercio del capoluogo adriatico.

Il convegno dal titolo "Andiamo in porto" è stato organizzato dall'associazione "Articolo 3", presieduta da Antonella Allegrino, che ha spiegato che l'incontro è nato con l'obiettivo sì di trovare soluzioni per l'emergenza che la città di Pescara sta vivendo proprio per il mancato dragaggio, ma soprattutto con l'intento di volgere lo sguardo verso il futuro e verso lo sviluppo di questa infrastruttura. Solo nel 2011, ha spiegato la Allegrino, il porto ha prodotto una perdita di fatturato di 180 milioni di euro.

Il primo intervento è stato affidato al padrone di casa, Daniele Becci che ha parlato di una vera tragicommedia. "Più che indagare le conseguenze di questa situazione, che sono sotto gli occhi di tutti - ha dichiarato il presidente della CCIAA - dovremmo analizzare le cause che hanno portato a tutto questo. Più che sul porto, è sul fiume Pescara che sono stati commessi errori strutturali. Non è possibile continuare a lavorare su più fronti senza un dialogo vero e una collaborazione reale tra tutti gli enti coinvolti. L'unica soluzione - ha concluso Becci -  è quella di formare una squadra di persone capaci e competenti che prendano in considerazione la questione "fiume" e non "porto". Solo così si potrà e si dovrà arrivare alla riapertura del porto".

Parola poi al presidente di Confesercenti Pescara, Bruno Santori, che ha posto in evidenza il notevole danno economico arrecato alle attività commerciali gravitanti intorno al Porto, molte delle quali, secondo Sartori, si sono completamente azzerate."E' come - ironizza il presidente - se faceste i barbieri e improvvisamente diventassero tutti calvi. La stessa
cosa è accaduta per le imprese portuali.  "Dobbiamo capire che l'unico porto in grado di assumere un ruolo di rilevanza turistico - navale, è quello di Pescara perché è già dotato
dei servizi a terra necessari. Non possiamo permetterci di non cogliere le opportunità che abbiamo a nostra disposizione".

Due i punti centrali sui quali ha puntato l'attenzione Adriano Goio, il commissario straordinario per il risanamento del bacino del fiume Aterno-Pescara, al quale venne offerto, prima di affidarlo al presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa, l'incarico di commissario straordinario per il porto, ma che rifiutò. Si tratta dei costi delle operazioni di dragaggio e del partenariato pubblico-privato. "E' sempre stata un'assurdità - ha commentato Goio - pensare di risolvere la questione solo con 2 milioni di euro. L'operazione di dragaggio, buttando i fanghi a mare ha un costo, se i fanghi andassero ripuliti i costi salirebbero. Non parliamo poi dei costi necessari per svuotare la famosa vasca di colmata. Il porto è di proprietà dello Stato, ma non si può pensare di agire con un milione di euro ogni 5 anni. Allora forse, l'unica soluzione sarebbe il partenariato pubblico-privato".

Parere squisitamente tecnico, quello offerto da Giovanni Damiani, direttore tecnico dell'Arta, nonchè biologo ed esperto in materia ambientale. Damiani innanzitutto ha cercato di chiarire la questione relativa alle analisi discordanti di Arta e Ispra circa la presenza del ddt. Secondo quanto spiegato dal biologo, è complesso ricostruire ex post i passaggi di un'analisi sulla presenza di una sostanza tossica non in commercio da 30 anni. "L'unica soluzione, come accadrà a settembre, è ripetere le analisi su nuovi fanghi". Ma ciò che conta davvero per Damiani è pensare ad una soluzione più duratura rispetto al dragaggio d'emergenza. "Il fiume per sua natura erode a monte e porta i detriti a valle. Il porto quindi continuerà a riempirsi di fanghi".

"Svuotare la vasca di colmata e depositare i materiali nei tanti capannoni vuoti che abbiamo intorno, in attesa dei 160 sondaggi chiesti dal presidente Chiodi per capire cosa c'è nella vasca di colmata - ha proposto l'onorevole Giampiero Catone, già sottosegretario all'Ambiente del governo Berlusconi - Sulla base di cosa è intervenuta la Procura bloccando il dragaggio e commissionando le analisi a un laboratorio privato? Non ci sarà un disegno preordinato per non scoprire cosa c'è sotto il fiume Pescara? Il vero problema del porto ce l'abbiamo davanti agli occhi come i capannoni vuoti che potrebbero essere usati per svuotare la vasca di colmata, liberare il porto e risolvere il problema"
E sembra andare in questo senso il PRG portuale, illustrato dall'architetto Raffaella Massacesi, che ha parlato di un primo intervento di deviazione del fiume Pescara, separandolo dal Porto dove non confluirebbero più i detriti e  togliendo quello che lei definisce "tappo della diga foranea". In una seconda fase il piano regolatore prevede il reinserimento delle sponde all'interno del fiume, lasciando posto ai pescherecci, ma dando la possibilità alla città di fruirne.

E dopo il tavolo tecnico-economico, il convegno è proseguito con un'altra fase dal sapore più politico.

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