In attesa che a settembre la Bce dia il via libera all'operazione Tltro (prestiti alle banche vincolati alla concessione di crediti alle famiglie e alle Pmi) gli impieghi bancari per famiglie e imprese continuano a calare, soprattutto verso le imprese femminili del terziario. E il ridursi del credito rende di conseguenza le aziende sempre piu' a rischio usura, soprattutto al Sud. Secondo la Cgia di Mestre, negli ultimi due anni le banche hanno tagliato di quasi 100 miliardi di euro l'ammontare dei crediti a famiglie e imprese con la conseguenza, soprattutto al Sud, di mettere le piccole imprese a rischio usurai. Il problema "assume dimensioni sempre piu' preoccupanti soprattutto in Campania, Calabria e Abruzzo. Tra la fine del 2011 e del 2013 la diminuzione degli impieghi bancari per le famiglie e' stata di 9,6 miliardi (-1,9%), mentre le imprese hanno registrato una flessione di 87,6 miliardi (-8,8%)". Per la Cgia nelle aree dove c'e' piu' disoccupazione, alti tassi di interesse, maggiore sofferenze, pochi sportelli bancari e tanti protesti, la situazione e' decisamente a rischio. La situazione piu' critica si presenta in Campania: l'indice del rischio usura e' pari a 164,3 (pari al 64,3% in piu' della media Italia), in Calabria a 146,6, in Abruzzo si ferma a 144,6. Seguono la Puglia a 139,4 e la Sicilia dove il livello raggiunge quota 136,2. Mentre la realta' meno "esposta" a questo fenomeno e' il Trentino Alto Adige, con un indice del rischio usura pari a 51,8 (48,2 punti in meno della media nazionale). Secondo i dati dell'Osservatorio del credito di Confcommercio, a soffrire la stretta sul credito da parte delle banche, sono soprattutto le imprese femminili del terziario. Nei mesi aprile-giugno, la quota di imprese 'in rosa' del commercio, turismo e servizi che hanno bussato agli sportelli bancari per chiedere un prestito e' aumentata, seppure di poco (rispetto ai primi 3 mesi a 11% dal 10,1%), ma in parallelo e' cresciuta anche la fetta di aziende femminili che non hanno ottenuto nessun credito o lo hanno avuto in misura inferiore rispetto alle necessita'. Piu' di sei aziende su 10 (63,0% contro il precedente 55,1%) hanno trovato cosi' il 'rubinetto chiuso', certificando ''una situazione ben piu' preoccupante rispetto a quella gia' critica che caratterizza la totalita' delle imprese del commercio, turismo e servizi'' dice l'Osservatorio, mentre Patrizia Di Dio, presidente di Terziario Donna di Confcommercio, torna a denunciare "il miope atteggiamento del mondo bancario", bollando come "discriminante e discriminatoria" la chiusura di credito verso le aziende in rosa. Di fronte alla generalizzata riduzione del credito a imprese e famiglie se la passa meglio chi opera nel settore "verde". Secondo l'Abi (Associazione bancaria italiana) il 94% delle banche offre infatti finanziamenti per favorire l'approvvigionamento da fonti energetiche e l'efficienza energetica, il 66% offre servizi per lo scambio di permessi negoziabili di emissione di gas serra, il 50% strumenti di finanziamento per specifiche categorie di imprese attive sul fronte della ecosostenibilita'
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