Tra aprile e giugno di quest'anno, si registra un aumento del 15,5% delle aperture di procedure fallimentari rispetto allo stesso periodo del 2013: la scorsa primavera, dunque, 4.044 imprese hanno portato i libri in tribunale, vale a dire 44 imprese al giorno, sabato e domenica inclusi. E' quanto emerge dalla rilevazione sulla nati-mortalità delle imprese italiane nel secondo trimestre dell'anno fotografati attraverso Movimprese, la rilevazione trimestrale condotta sui Registri delle imprese delle Camere di commercio italiane da Unioncamere-InfoCamere. Il conto dei 'default' aperti nella prima metà dell'anno supera così i 7.600 casi, cui corrisponde un incremento del +18,5% rispetto al primo semestre 2013. La maggior parte di queste procedure fallimentari, oltre il 77%, ha riguardato società di capitale, tra le quali il fenomeno continua a crescere a ritmi maggiori rispetto a quelli osservati tra le società di persone (+20,8% contro +12,9%), e nelle altre forme giuridiche (+18,5%). Sull'aumento dei fallimenti registrato nel trimestre da poco concluso pesa il contributo del commercio che, con i suoi 1.015 eventi e un incremento del 29% rispetto al II trimestre 2013, rappresenta il 25% delle aperture totali. Numeri importanti, in termini assoluti e di incremento relativo, anche per costruzioni e manifattura: le attività legate al mondo edile, con 842 procedure fallimentari, presentano un aumento del 12,3% rispetto allo stesso periodo del 2013, l'industria manifatturiera supera di poco gli 800 casi e registra un incremento più contenuto, pari all'8%.
Tra aprile e giugno 2014, i fallimenti sono cresciuti a ritmi maggiori, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, nel Nord-Ovest (+20,4%), l'area del Paese con il maggior il numero di procedure aperte su 10 mila imprese registrate (8,2). Hanno inciso soprattutto gli incrementi osservati in Liguria (+47%) e in Lombardia (+19,6%). Anche nel Mezzogiorno e nelle Isole (+16%) si registra un tasso di crescita superiore alla media del Paese, con aumenti che variano tra il +81,3% della Basilicata e il +6,9% della Sardegna. Nell'area l'unica regione in controtendenza è la Calabria, dove i fallimenti risultano in calo del 29%. Più lento l'aumento dei fallimenti nel Centro (+10,8%) e nel Nord-Est (+13%), nonostante gli andamenti non così positivi osservati in Veneto (+15,1%) e in Emilia Romagna (+22,1%)
Per quanto riguarda le domande di concordato preventivo, tra aprile e giugno del 2014 ne sono state presentate 537, un valore sostanzialmente più basso rispetto a quello osservato nello stesso periodo del 2013 (-21,7%). Con questo dato, il numero di domande presentate nella prima metà del 2014 ammonta a 1.114, in sostanziale pareggio rispetto ai 1.116 concordati preventivi dei primi sei mesi del 2013. Dal punto di vista territoriale, la diminuzione dei concordati preventivi osservata nel secondo trimestre del 2014 a livello nazionale è un fenomeno che riguarda tutte le aree della Penisola. Il Mezzogiorno, in cui la diffusione è scesa sotto i 100 casi, ha fatto registrare il calo più marcato con un tasso che ha sfiorato il 40%. Il miglioramento osservato nel Mezzogiorno è attribuibile al calo dei default rilevato in Puglia (-65,5%), in Sicilia (-45%) e in Abruzzo (-38,1%). Meno evidente la riduzione nel Centro, dove ci sono il Lazio e l'Umbria che, in controtendenza rispetto all'andamento generale, fanno registrare un aumento delle procedure rispettivamente del 14,8% e del 42,9%. In ambito settoriale, il ricorso al concordato preventivo è un fenomeno concentrato in 3 comparti: l'industria manifatturiera, il commercio e le costruzioni comportano insieme il 75% delle domande totali presentate nel periodo. Ma, mentre per i primi due settori tra aprile e giugno si è registrata una diminuzione (superiore al 31% per le imprese manifatturiere e che ha sfiorato il 14% per quelle legate al commercio), nelle costruzioni si è osservato un incremento del 2,6%.
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