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Pubblicato il 28/01/2014 13:01

Furto sacrilego, carabinieri a caccia della reliquia di Giovanni Paolo II

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Carabinieri ancora mobilitati nel ritrovamento della reliquia di sangue di Karol Wojtyla, rubata la scorsa settimana nel santuario di San Pietro della Jenca, il primo a lui dedicato, che sorge alle falde del Gran Sasso aquilano. Da quando si e' diffusa la notizia la centrale operativa dei carabinieri del Comando provinciale dell'Aquila, viene subissata da telefonate anonime nelle quali gli interlocutori cercano di indirizzare gli investigatori in quella che ritengono la giusta direzione. "Non lasciamo nulla al caso e verifichiamo anche queste numerose telefonate anonime", dice il colonnello Savino Guarino, comandante dei carabinieri, che segue in prima persona le indagini coordinate dal Pm David Mancini. "Vagliamo tutte le ipotesi investigative - aggiunge - senza lasciare nulla di intentato". Intanto, mente la pista del satanismo perde sempre piu' consistenza, i militari dell'Arma - ne sono impegnati un centinaio - aspettano il disgelo per riprendere le ricerche nelle campagne e nei sentieri limitrofi al santuario dove i profanatori potrebbero anche aver abbandonato il reliquiario e una croce senza grande valore. All'interno della chiesetta, che non e' dotata di alcun sistema di sorveglianza, non e' stato preso null'altro: ne' le offerte e tantomeno alcuni quadri di un certo valore. Per compiere il furto sacrilego i ladri hanno segato le inferriate di una piccola finestra del santuario dove il Papa, che il 27 aprile sara' proclamato santo, si e' fermato decine e decine di volte per pregare, meditare e riposare, durante le sue numerose visite sul Gran Sasso i cui monti gli ricordavano tanto quelli della sua citta' natale, Wadowice, tra Cracovia e Bielsko-Biala, nella Polonia meridionale. Il reliquario e' un minuscolo pezzo di stoffa dell'abito che il pontefice indossava il 13 maggio 1981 quando, in piazza San Pietro, durante un'udienza generale, subi' l'attentato da parte di Mehmet Ali Agca, killer professionista turco. A donarlo al santuario, nel 2011, fu il segretario di Wojtyla, attuale arcivescovo di Cracovia, il cardinale Stanislao Dziwisz. Nel mondo ne esistono altri tre esemplari, recanti il sigillo del Vaticano, tra cui uno conservato nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, a Roma. 

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