Restituiti alla Curia arcivescovile dell'Aquila i frammenti della reliquia di Papa Giovanni Paolo II rubata lo scorso gennaio dal santuario di San Pietro della Ienca, sul Gran Sasso aquilano, contenente il sangue del Papa, e recuperata dalla polizia di Stato il 30 gennaio scorso. La riconsegna negli uffici della Questura, presenti tra gli altri Maurilio Grasso, dirigente della squadra Mobile dell'Aquila, monsignor Giovanni D'Ercole, vescovo ausiliario del capoluogo, e don Carmelo Pagano Le Rose, cappellano della Polizia. La restituzione e' stata resa possibile da David Mancini, sostituto procuratore della procura della Repubblica dell'Aquila, che ha emesso un decreto di dissequestro di tutto il materiale religioso rinvenuto dalla Polizia, disponendone la restituzione agli aventi diritto, ossia all'Arcidiocesi. Per custodire i frammenti sara' usato un reliquiario regalo della comunita' ecclesiale e civile di Bisceglie (Barletta-Andria-Trani). "Si conclude questa storia nel migliore dei modi - sono state le parole di D'Ercole - e' stato fatto un grande lavoro, in tanti, non soltanto le forze dell'ordine, hanno messo impegno e sofferenza quando tutto sembrava perduto". "Ora - ha detto ancora - si deve pensare all'installazione di un impianto di sicurezza al santuario, ne stiamo discutendo con il Comune dell'Aquila". La reliquia era stata rubata dal santuario la notte tra il 25 e il 26 gennaio da tre giovani - Simone Scopano, Davide Celletti e Alessandro Acierno, denunciati - che, pensando di avere a che fare con un oggetto di grande valore economico, avevano provato a rivendere tutti i pezzi sottratti. Resisi conto solo che il contenuto della teca non era oro e quindi non ne avrebbero ricavato un utile vendendolo, si erano disfatti della reliquia, seppellendola nella campagne vicine alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio. Cominciate dai carabinieri, che si erano concentrati subito sulla pista locale, le indagini erano state poi proseguite dalla Polizia consentendo di accertare che l'idea di sottrarre il reliquiario era stata di uno dei giovani, elettricista che aveva svolto lavori nell'area della chiesa e collegandosi con il palo dell'Enel, era riuscito a fare luce all'interno ed ad impossessarsi degli oggetti, allontanandosi poi con il complice, mentre il terzo li aspettava in auto ad Assergi.
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