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Pubblicato il 01/01/2014 10:10

Il discorso di fine anno di Giorgio Napolitano

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''Ora serve il coraggio di cambiare''

Gli Italiani sono migliori della classe politica che li amministra, ''Ora serve il coraggio di cambiare''. E' quanto lascia intendere il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo ottavo messaggio di fine anno nel quale punta il dito contro il sistema politico e il suo comportamento ''dissennato'', quell'atteggiamento di ''tutti contro tutti'' che ormai caratterizza i rapporti politici e che mette seriamente a rischio i sacrifici e i miglioramenti raggiunti dall'Italia in questo ultimo periodo.

Una classe politica che viene una volta di piu' sollecitata a svolgere il proprio mestiere, innanzitutto a definire quelle riforme istituzionali necessarie al rilancio del nostro Paese e soprattutto a definire una volta per tutte nuove regole elettorali. Anche perche', ricorda ancora il Capo dello Stato, era questo il 'patto' raggiunto con i partiti all'indomani delle elezioni politiche dello scorso febbraio. Un patto che prevedeva la sua disponibilita' ad essere rieletto Capo dello Stato a condizione che venissero fatte le riforme. Napolitano ha nuovamente avvertito i partiti politici e lo ha fatto con parole che questa volta non possono dare adito a fraintendimenti: dovete fare le riforme, l'Italia ve lo sta chiedendo da tempo e io non rimarro' a lungo al Quirinale.

Il messaggio di fine anno e' come consuetudine rivolto soprattutto agli italiani e alle loro difficolta', evidentemente ingigantite e rese ancor piu' drammatiche dalla crisi economica che ha investito il nostro Paese. Napolitano coglie l'occasione del suo intervento per affrontare, attraverso citazioni di frasi di alcune lettere arrivate al Quirinale, problemi quali la disoccupazione giovanile, la questione degli esodati, la difficolta' di essere ricollocati al lavoro una volta usciti dal ciclo produttivo. Una situazione che richiede ai cittadini sacrifici certo, ma non solo a loro.Napolitano sostiene che e' ''un appello giusto'' quando viene sollecitato sacrificio anche da parte dei politici. Di fronte a questo quadro l'Italia pero' non manca di coraggio, rileva il Capo dello Stato, un coraggio che ''potra' far scattare la ripresa nel 2014''.

Il coraggio della solidarieta', continua, il coraggio di intraprendere. Tutto questo senza dimenticare il malessere diffuso che attraversa la societa', quella ''fatica sociale'' che caratterizza il nostro sistema-Paese. E' necessario quindi, e' opinione di Napolitano, ''dare risposte con lungimiranti scelte di governo''. Non solo anche il Parlamento deve svolgere il suo ruolo ma per far questo ''ha bisogno di nuove regole''. Un Parlamento che comunque rimane ''il solo giudice sulle scelte del governo e sulla loro effettiva attuazione''. A far da contrasto al coraggio e alla buona volonta' degli italiani ci sono, sottolinea Napolitano, quelle ''tendenze distruttive'' che attraversano il dibattito politico con quel ''tutti contro tutti'' che ''lacera il tessuto istituzionale e la coesione sociale''.

L'auspicio del presidente della Repubblica e' che ''nel 2014 si vada in questa direzione''. Anche se, come dicevamo,Napolitano sembra nutrire piu' di un dubbio sulle risposte che potranno arrivare dal mondo politico. Napolitano ricorda come ''nei sette anni conclusosi nell'aprile scorso'' e ''negli otto mesi successivi alla mia rielezione, ho assolto il mio mandato raccogliendo preoccupazioni e sentimenti diffusi tra gli italiani''. Il presidente della Repubblica assicura di aver sempre mirato a rappresentare e rafforzare l'unita' nazionale'' richiamando tra l'altro ''alla correttezza e all'equilibrio nei rapporti tra le istituzioni e poteri dello Stato''. ''Conosco i limiti dei miei poteri e delle mie possibilita'', prosegue Napolitano e quindi ''nessuno puo' credere alla ridicola storia delle mie pretese di strapotere personale''. ''Sono attento a considerare ogni critica o riserva circa il mio operato'', continua ma ''in assoluta tranquillita' di coscienza dico che non mi lascero' condizionare da campagne calunniose, da ingiurie e minacce''. Il presidente della Repubblica ricorda come si sia giunti alla sua conferma al Quirinale.

''Tutti sanno, anche se qualcuno finge di non ricordare, che il 20 aprile scorso, di fronte alla pressione esercitata su di me da diverse e opposte forze politiche, sentii di non potermi sottrarre a un'ulteriore assunzione di responsabilita' verso la nazione in un momento di allarmante paralisi istituzionale''. E' evidente, dice riportando quanto disse in occasione del suo discorso di insediamento il 20 aprile scorso che ''restero' presidente fino a quando la situazione del Paese e delle istituzioni me lo fara' ritenere necessario e possibile, e fino a quando le forze me lo consentiranno. Fino ad allora - avverte il presidente della Repubblica - e non un giorno di piu'; e quindi di certo per un tempo non lungo''.

 

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