Il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, si e' dimesso. Lo ha detto nel corso di una conferenza stampa indetta nel pomeriggio in via d'urgenza. Appena tre giorni fa nell'ambito di una inchiesta su presunte elargizioni di tangenti da parte di alcune ditte addetta alla ricostruzione post terremoto nei riguardi anche dell'attuale vice sindaco Roberto Riga (subito dimesso) aveva creato scompiglio tra la stessa Giunta
"Ho riflettuto e ho deciso nell' interesse della città" ha detto Massimo Cialente, sindaco dimissionario dell'Aquila. "In fondo e' stato lo stesso ministro Trigilia a dimettermi - ha proseguito - quando, in un'intervista il 9 gennaio, ha detto 'il Comune non chieda piu' soldi' e, nello stesso giorno, in una riunione con il rettore dell'universita' aquilana, ha parlato di piano di rilancio dell'ateneo e di piano regolatore della citta', senza il sindaco". Nel corso della lunga conferenza stampa Cialente ha ripercorso le tappe del suo secondo mandato.
"Ho pagato il fatto di aver rimosso le bandiere tricolori dalle sedi comunali e di aver riconsegnato la fascia tricolore" ha detto ancora Cialente. "Ho dato tutto me stesso, ma non sono stato abbastanza forte, sono rammaricato perche' ho perso". Conclusa la conferenza stampa, che si e' svolta in un clima di commozione, con Cialente attorniato dai suoi piu' stretti collaboratori, il sindaco dimissionario non ha voluto rilasciare altre dichiarazioni, annunciando che d'ora in poi sara' in silenzio stampa.
"Tra qualche anno sarà dimostrato che siamo stati all'altezza"
"Quando tra qualche anno si sapra' la verita', avremo dimostrato di essere stati all'altezza". Cosi' il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, nel corso della conferenza stampa in cui ha annunciato le sue dimissioni. "Ringrazio gli assessori, anche Riga, il vice sindaco, che ha mostrato grande correttezza, in questo senso e' una notizia in Italia, essendosi dimesso per un avviso di garanzia". "Ringrazio tutti i miei collaboratori e tutti coloro che hanno sofferto con me in questi anni - ha continuato Cialente - chiedo alla citta' se ciascuno di noi si e' comportato bene nel fare i lavori a casa, nello scegliere i progettisti o nello scegliere l'impresa per la ricostruzione e chiedo ai giovani di fare davvero i giovani e non usare metodi diversi". Poi parole di elogio per l'ex ministro per la Coesione Territoriale Fabrizio Barca, inviato del governo Monti per la ricostruzione, "Governo che - ha aggiunto Cialente - non ha messo soldi, ma ha sbloccato i 2 miliardi di euro per la ricostruzione, ha decretato la fine del commissariamento Chiodi e favorito un discorso strategico sull'Aquila, tra cui il cronoprogramma che chiedo alla citta' di tenersi stretto".
"Non mi rispondono al telefono"
"Non e' mai successo ne' con il governo Berlusconi ne' con il governo Monti che i miei interlocutori non rispondessero al telefono. Ho chiamato piu' volte ministri e dirigenti di questo Governo, ma nessuno mi ha risposto e questo e' umiliante, non per Cialente, ma per il suo ruolo di sindaco". Cosi' il primo cittadino dimissionario dell'Aquila ha detto, tra l'altro, in conferenza stampa questo pomeriggio riferendosi alle difficolta' della citta' legate alla carenza di fondi per la ricostruzione post terremoto. Tra le cause che lo hanno portato a riflettere e a a decidere di lasciare l'incarico, Cialente ha ricordato anche le vicende relative alla rimozione dagli incarichi del provveditore interregionale alle Opere pubbliche Lazio-Sardegna-Abruzzo Donato Carlea e del direttore generale per i Beni culturali Fabrizio Magani, per i quali, ha spiegato, aveva chiesto la permanenza. "E' molto difficile costruire una squadra - ha continuato - anche questi per me sono stati segnali di un clima che cambia"
"Clima cambiato"
Un clima "cambiato", tutto cio' "non e' possibile per un avviso di garanzia al mio vice". Cosi' Massimo Cialente ha spiegato perche' ha rotto gli indugi anticipando l'annuncio delle dimissioni, dopo che ieri aveva detto: "mi prendo due giorni e poi decidero'". Sono stati alcuni articoli di stampa che riferivano, ha precisato, della "truffa della cognata del sindaco, un caso questo che finisce su Canale 5 e sul Tg1, come un altro durissimo articolo sul Fatto Quotidiano legato all'inchiesta. Allora - ha dichiarato - mi sono chiesto che cosa e' cambiato". "Ringrazio la magistratura, in modo non formale, perche' voglia fare piena luce sui fatti emersi nell'inchiesta. Ben venga il loro lavoro, ho massima fiducia nel fatto che verra' fuori la responsabilita' di chi ha sbagliato e anche che chi e' indagato possa dimostrare l'estraneità".
"Il problema è la ricostruzione privata"
"Il problema non sono gli appalti pubblici, ma la ricostruzione privata e il governo, se i rappresentanti sono gentiluomini potranno dire che ho piu' volte segnalato la necessita' di mettere delle regole". E' uno dei passaggi della conferenza stampa nella quale il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, ha annunciato le sue dimissioni. "All'Aquila le aziende vendono le commesse chiedendo ad altre imprese che subentrano ai loro lavori i soldi - ha continuato -. Ho chiesto tetti per gli incarichi professionali e sugli incarichi per le imprese, ad esempio un'impresa che fattura 10 milioni non puo' prendere appalti per oltre 30 milioni. Servono regole che non sono mai arrivate. Ho inviato le proposte a Roma, ma mi hanno sempre detto 'non si puo' fare, e' troppo difficile', e' evidente che ci sono interessi". L'ex sindaco ha anche reso noto che, con l'ultima tranche di finanziamenti, "sono praticamente finiti i soldi perche' a fronte del 63% di 197 milioni di euro, che e' la quota che spetta al Comune dell'Aquila, si arrivera' a coprire cantieri fino a febbraio, poi rimangono 600 milioni per cantieri gia' pronti oltre al cronoprogramma del 2014. Forse ho litigato con Trigilia per tutto cio', ho sbagliato? Io credo di no". Cialente ha anche parlato di governo "inadempiente", nonostante la stretta di mano con i ministri sull'invio dei fondi relativi al 5% del finanziamento per la ricostruzione finalizzato allo sviluppo. "Abbiamo fatto degli accordi precisi, ma poi non e' successo nulla, anzi, c'e' stato un assoluto silenzio"
"Non resto nemmeno se me lo chiedono Renzi e Letta"
"Non rimango neppure se me lo dovessero chiedere Renzi e Letta, non si e' mai visto un generale che guida il suo esercito con un cavallo zoppo". Cosi' il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, ha risposto, nella lunga conferenza stampa in cui ha annunciato le dimissioni, all'unica domanda fatta dai giornalisti a fine incontro. Il riferimento di Cialente e' all'incontro di martedi' prossimo previsto con il segretario nazionale del Pd, Matteo Renzi e di mercoledi' con il presidente del Consiglio, Enrico Letta. "Ho retto finche' ho potuto, sparisco per un po', anche perche' credo che domani arriveranno altre portate di sterco". "Non posso andare da Letta a spiegare che cosa succede all'Aquila. Non posso andare da Letta a dovermi giustificare sulle accuse che hanno fatto alla mia famiglia sui lavori di casa mia, sarei un sindaco senza credibilita'. Con quale forza il sindaco rappresenta la credibilita', nonostante in 1.500 giorni mi sia massacrato e nonostante lasci una citta' piu' ricca". "Mi dispiace di aver dovuto dimettermi. Lascio chiedendo scusa, non quelle che mi chiede il rettore Inverardi, nonostante lei abbia partecipato alla riunione a Roma senza sindaco, ma chiedo scusa agli ultimi e a chi soffre".
"Lascio con grande rammarico"
"Lascio con grande rammarico, pero' anche con una nota di ottimismo, che e' quella che la citta' si interroghi se esistono zone d'ombra. Arrivera' un nuovo sindaco che spero ci metta la stessa mia passione, il mio stesso amore, il mio stesso coraggio e che abbia la stessa pietas nei confronti degli ultimi. Non ho mai avuto un avviso di garanzia, anzi, ne ho avuto uno per una fogna abusiva. Credo sia cambiato qualcosa e non per un fatto accidentale. E' cambiato un clima e non alimentato dalle opposizioni, ma e' scattato qualcosa alimentato dal lavoro prezioso della magistratura".
"Napolitano non firmò il Decreto"
Tra i segnali negativi che gli hanno fatto capire che era cambiato "il clima nei confronti dell'Aquila", Cialente ha citato la mancata firma da parte del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del decreto nel quale, insieme ai fondi per le missioni all'estero e gli esodati, dovevano esserci i fondi 2013 per la ricostruzione della citta' dopo il terremoto del 2009. "Uscito dall'incontro in cui avevamo definito tutto - ha riferito - mi hanno telefonato dicendomi che il Presidente non avrebbe firmato perche' di li' a qualche giorno si sarebbero riunite le Camere per la nomina del nuovo presidente. Dopo sono arrivate le larghe intese e la vicenda dell'Imu e L'Aquila e' uscita dall'agenda di governo. A quel punto ho pensato che togliere le bandiere e riconsegnare il tricolore al presidente Napolitano aveva dato molto fastidio, ma aveva consentito comunque lo sblocco di un miliardo e 200 milioni". Nella primavera 2013 Cialente aveva riconsegnato la fascia tricolore a Napolitano e fatto togliere la bandiera italiana da ogni sede comunale per protestare contro il mancato arrivo dei fondi promessi dal Governo per la ricostruzione.
Annuncio delle dimissioni accolto da un applauso in piazza
Un migliaio di aquilani hanno affollato piazza Duomo per la manifestazione organizzata da alcuni comitati cittadini che chiedevano un passo indietro e le dimissioni dell'amministrazione comunale aquilana dopo lo scandalo dei quattro arresti per tangenti legate agli appalti del post-terremoto. Un grande applauso dei presenti ha accolto l'annuncio delle dimissioni da parte del sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente
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