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Pubblicato il 12/06/2012 16:04

Lady Bmw, il gigolò scagiona Barretta

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"Ho fatto tutto da solo". Sgarbi, il gigolò svizzero racconta la sua verità nel processo sui presunti ricatti a luci rosse

Nuova udienza quest'oggi nel processo sui ricatti a luci rosse a donne facoltose tedesche, che conta tra le parti offese anche Susanne Klatten, "lady Bmw". Questa mattina è stato ascoltato Helg Sgarbi, il gigolò svizzero, che ha scagionato Barretta.  "Non ho mai coinvolto nessuno. Barretta mi ha accompagnato in alcuni viaggi, in buona fede. Era assolutamente estraneo alle mie vicende, gli ho soltanto detto che avevo dei problemi per giustificare le precauzioni adottate per salvaguardare la mia incolumita'".

Sgarbi, che per questa vicenda sta scontando sei anni di reclusione in Germania, non si scompone e in un italiano perfetto racconta la sua storia con Lady BMW e altre due donne tedesche . Ad ascoltarlo all'aula 1 del tribunale di Pescara c'e' anche la moglie Gabriele Franzischa Sgarbi, imputata nel procedimento insieme a Ernani Barretta, proprietario di una country house a Pescosansonesco; i suoi due figli Marcello e Clelia; sua moglie Beatrice Batschelet e due lavoratrici della country house Prisca Furger e Sandra Fabbro. Sgarbi senza esitazioni racconta ai giudici di aver fatto tutto da solo: "ho preparato io i DVD che ho inviato alla Klatten e le riprese sono state fatte da una telecamera nascosta all'interno di una borsa posizionata vicino al letto dell'albergo dove sono avvenuti gli incontri". Sgarbi sostiene anche di aver messo lui nella giacca di Baretta il biglietto con i numeri di telefono e i nomi di alcune donne.

"Ho fatto questo ad insaputa di Barretta e oggi gli chiedo scusa per averlo coinvolto". Il gigolo' svizzero chiede di nuovo scusa anche a Susanne Klatten: "l'ho gia' fatto pubblicamente, ma oggi voglio farlo di nuovo. Con lei e' stato un rapporto piu' serio, non era una storia sporca, altrimenti non mi avrebbe mai dato 7 milioni di euro". Sgarbi spiega in aula che i soldi che ha ricevuto dalle donne vittime dei suoi ricatti li ha utilizzati per pagare i debiti di gioco. "La Klatten quando mi ha dato i 7 milioni di euro non pretendeva che li restituissi, ma in caso l'avessi fatto era intenzionata a darli in beneficenza". Il gigolo' racconta poi di avere tentato di estorcere alla proprietaria della BMW 14 milioni di euro perche' la donna avrebbe interrotto la loro relazione in modo brusco. "Volevo sapere il motivo della sua decisione ma mi chiuse il telefono in faccia. Non riuscivo ad accettarlo, dopo tutto quello che c'era stato. Non riuscivo a mandare giu' questa umiliazione e pensai che non l'avrebbe passata liscia". Sgarbi aggiunge tra i motivi alla base del suo gesto l'arroganza, a suo dire, usata dalla Klatten nei sui confronti: "lo stesso atteggiamento subito da mio nonno ebreo da parte degli antenati di Susanne".

Il gigolo' non esita mai durante la sua testimonianza, tranne quando deve ammettere che i rapporti con le altre due donne vittime dei suoi ricatti erano di natura esclusivamente sessuale. "C'e mia moglie in aula, non voglio ferirla. Anzi voglio fare un appello: non sacrificate persone innocenti che non c'erano nulla". L' appello di Sgarbi viene interrotto da uno dei difensori della Klatten. "Lei - dice rivolgendosi al gigolo' - e' l'ultima persona che puo' venire a parlare di giustizia nei tribunali italiani". Prima che Sgarbi riparta alla volta della Germania la moglie chiede e ottiene di potergli parlare. I due escono dall'aula e, sotto la supervisione degli agenti della polizia penitenziaria di Roma, si incontrano.

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