Legambiente in una nota interviene sull'emergenza idrica che sta vivendo l’Abruzzo, una regione "tra le più ricche d’acqua, che ancora oggi non riesce a risolvere il problema della disponibilità della risorsa idrica, soprattutto nei mesi più caldi dell’anno".
"La politica delle acque non può essere solo un elenco di opere (acquedotti, fognature, depuratori, argini)", sostiene Legambiente che ricorda i dati Istat sulle dispersioni che per garantire l’erogazione di 100 litri di acqua, ne rende necessaria l'immissione di circa 80 litri in più.
Ecco il quadro dei consumi idrici per abitante e di dispersione in rete, nei capoluoghi di provincia abruzzesi, fornito da Legambiente.
L’Aquila consumo 147 l/ab giorno dispersione nella rete 50%
Chieti consumo 205 l/ab giorno dispersione nella rete 41%
Pescara consumo 185 l/ab giorno dispersione nella rete 55%
Teramo consumo 156 l/ab giorno dispersione nella rete 29%
«Si deve passare dalla “gestione della domanda” alla “pianificazione dell’offerta” – spiega Luzio Nelli, della segreteria di Legambiente – e occorre superare l’approccio per cui prima si sommano le richieste idriche (agricole, industriali, civili) e poi si cerca disperatamente di soddisfarle: occorre invece partire dalla disponibilità idrica, bacino per bacino, per poi pianificare conseguentemente le attività».
«La riduzione dei prelievi va promossa in tutti modi, compreso il riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura, ma anche nei cicli industriali. Occorre poi procedere – continua Luzio Nelli – ad un ripensamento più generale della pianificazione, che comprenda anche quella territoriale e urbanistica, per incidere ad esempio sul problema dell’artificializzazione e impermeabilizzazione dei suoli che fa confluire gran parte delle acque meteoriche in fognatura diluendo gli scarichi e sovraccaricando inutilmente i depuratori. In questa direzione occorre che la qualificazione del sistema idrico entri a pieno titolo nella ristrutturazione delle nostre città, a cominciare dai regolamenti edilizi, rendendo obbligatorio, per tutte le nuove costruzioni, la separazione tra le acque nere, che vanno in fognatura, e acque bianche e grigie da riciclare per usi domestici e civili non potabili. (dall’uso civile/domestico e industriale possono restituire fino al 90-95% dell’acqua usata). Le scadenze dettate dalla direttiva quadro europea 2000/60 che impone a tutti i Paesi membri di mettere in campo politiche di risparmio e tutela della risorsa idrica sono ormai imminenti: siamo infatti obbligati a garantire un livello di qualità buono per i corpi idrici e le acque sotterranee entro il 2015. Un obiettivo raggiunto oggi solo per il 50%»
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