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Pubblicato il 04/09/2014 22:10

Legnini: Sblocca Italia non 'petrolizza' Regione Abruzzo

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Il Sottosegretario replica al Movimento 5 Stelle

"Io sono contro gli insediamenti petroliferi lungo la costa abruzzese: l'ho detto, l'ho ridetto, l'ho dimostrato, ho arginato questi tentativi, ho presentato disegni di legge, non perche' sono contro il petrolio, ma perche' li' non va bene". Lo ha affermato, a margine di un incontro pubblico a Pescara, il sottosegretario Giovanni Legnini che, a proposito del progetto Ombrina mare, replicando alle critiche del M5S, lancia una provocazione per ribadire per l'ennesima volta la sua contrarieta': "l'ho detto in tutti i modi, ora faro' un atto pubblico, col notaio...". Per quanto riguarda il rischio che lo 'Sblocca Italia' trasformi l'Abruzzo in un distretto petrolifero, rischio su cui hanno lanciato l'allarme non solo i grillini, ma anche associazioni ambientaliste e di categoria, Legnini afferma: "Aspettiamo di vedere il testo, anche noi presenteremo emendamenti, ma che quel decreto 'petrolizza' l'Abruzzo non e' vero. Lo Sblocca Italia - conclude il sottosegretario - rende certe le procedure. Il rischio Ombrina Mare c'era. Lo Sblocca Italia non aggiunge e non toglie".

 

L'attacco del Movimento 5 Stelle

"Il governo Renzi ha deciso di svendere l'Abruzzo, e in generale tutta l'Italia, alle multinazionali del petrolio, con il decreto 'Sblocca Italia'". E' l'allarme lanciato dal Movimento 5 Stelle Abruzzo che annuncia battaglia in Parlamento e rivolge un appello al sottosegretario di Stato Giovanni Legnini, che dovrebbe "provvedere ad eliminare le norme in questione o dimettersi dal suo ruolo governativo", perche' il Pd "non puo' essere ambivalente e continuare a dire una cosa e a fare esattamente l'opposto". In attesa del testo definitivo che verra' pubblicato in Gazzetta Ufficiale, i deputati Gianluca Vacca e Andrea Colletti (M5s), nel corso di una conferenza stampa a Pescara, hanno illustrato e criticato i punti del decreto: "La prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi - hanno sottolineato - diventeranno attivita' di pubblica utilita'; di conseguenza i decreti attuativi prevedranno l'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio dei beni in essi compresi". "Le autorizzazioni - hanno aggiunto - avranno effetto di variante urbanistica, per cui sia la Regione che molti Comuni verranno spogliati delle proprie prerogative sulla programmazione territoriale. Le attivita' di estrazione di idrocarburi sulla terraferma, inoltre, passeranno da competenza regionale a competenza statale. Si tratta di 19 titoli minerari tra ricerca ed estrazione in terraferma. La provincia piu' colpita sara' quella di Chieti. A questi bisognera' aggiungere tutte le nuove autorizzazioni che il Mise rilascera'". "Il rilascio del titolo di concessione di attivita' sui giacimenti sara' unico, mentre attualmente le autorizzazioni per le attivita' di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi sono separati, e le autorizzazioni avranno una durata di oltre 40 anni. Le norme contenute in questo decreto - hanno spiegato - si applicheranno anche ai procedimenti in corso e vigenti". "Immaginiamo l'Abruzzo dopo 20 anni - hanno osservato -: sara' una regione piena di trivelle, ci sara' un proliferare di richieste. Ci sono movimenti internazionali e multinazionali del petrolio che vedono l'Italia come un distretto petrolifero. Non e' una questione di sviluppo economico e lo dimostra la Basilicata. Trivella equivale a devastazione".

"Faremo battaglia in Parlamento - annunciano i due deputati - per contrastare questo decreto vergogna e proveremo ad affossare questa svendita del nostro territorio che non portera' nessun beneficio economico agli abruzzesi e che pregiudichera' definitivamente lo sviluppo, compromettendo in maniera drammatica la qualita' della vita e aumentando i rischi ambientali"

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