Per l'anno 2012, la mobilità sanitaria passiva è di 170 milioni 384 mila euro, quella attiva di 102.113.00, il saldo è di - 68 milioni 271 mila euro, in leggero incremento rispetto allo scorso anno, pari a 67 milioni 155 mila euro. I saldi per le singole Asl sono i seguenti: Avezzano-Sulmona- L'Aquila 3.854.996,27; Lanciano-Vasto- Chieti - 25.326.945,37; Pescara - 1.651.222, 51; Teramo -45.098.776,124. I dati sui flussi della mobilità sanitaria attiva a passiva per il 2012 sono stati illustrati, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a Pescara, dal direttore dell'Agenzia sanitaria regionale, Amedeo Budassi e dai direttori sanitari delle quattro Asl, Libero Colitti (AQ), Pasquale Flacco (Ch); Camillo Antelli (Te), Fernando Guarino (Pe). Nell'analisi delle singole aziende sanitarie, l'unica con il saldo in attivo resta la Asl di Avezzano Sulmona L'Aquila, in cui i pazienti che vengono da altre regione sono superiori a quelli che decidono di farsi curare fuori. La Asl di Pescara nel 2012 rispetto al 2011 incrementa la mobilità attiva extra, quindi riesce con le sue specialità ad avere una maggiore capacità di attrazione e riduce la passiva. La Asl di Chieti e quella di Teramo presentano un saldo sostanzialmente uguale all'anno scorso, con una riduzione della spesa per i ricoveri ma con un incremento quasi nella stessa misura di quella per la specialistica ambulatoriale. Per quanto riguarda l'azienda teramana il distretto di Sant'Omero ha ridotto la mobilità passiva per ricoveri nel 2012 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, riuscendo a recuperare circa 1 milione e 600 mila euro verso le Marche. Per quanto riguarda la mobilità attiva, l'Abruzzo risulta attrattiva per i residenti delle regioni Lazio, Molise e Puglia; di contro, per la mobilità passiva, i pazienti abruzzesi prediligono le Marche, il Lazio e l'Emilia Romagna.
In questi ultimi anni "siamo riusciti a bloccare il trend negativo della mobilità passiva sanitaria". Lo ha dichiarato il commissario ad acta per la Sanità, Gianni Chiodi, commentando i dati diffusi oggi dall'Agenzia sanitaria regionale per l'annualità 2012. Per Chiodi "conquistata la stabilità, l'obiettivo è lo sviluppo del nostro sistema sanitario, sia a livello ospedaliero che territoriale, valorizzando le tante eccellenze presenti, apprezzate anche a livello mondiale ma sconosciute in Abruzzo". Il Commissario, pur ammettendo che la "sanità abruzzese, così come quella delle altre regioni del Sud Italia e sottoposte al Piano di rientro, è caratterizzata da una forte mobilità passiva", osserva che dal 2001 è stata sempre in peggioramento, con un crollo tra il 2008 e 2009, a "causa della perdita di reputazione della Regione Abruzzo, dopo il Piano di rientro e il Commissariamento, a seguito del fallimento del nostro sistema sanitario". Chiodi aggiunge che "dal 2009 ad oggi la curva è diventata abbastanza stabile, si è arrestata la fuga dei pazienti fuori regione", ed, infatti, il saldo 2012 non si discosta sostanzialmente da quello del 2011, se non per un leggero incremento, imputabile ad una riduzione dei ricoveri nel privato, per effetto della deospedalizzazione che ha spostato alcune prestazioni sull'ambulatoriale. Il Commissario, continuando ad analizzare i dati, evidenzia che le regioni verso cui l'Abruzzo ha un flusso di mobilità attiva sono il Lazio (crediti per circa 47,4 milioni), il Molise (crediti per 17 milioni), e la Puglia (crediti per 11,5 milioni). "La prestazione più richiesta dai pazienti di altre regioni che vengono in Abruzzo - spiega Chiodi - è la sostituzione di articolazioni maggiori o reimpianto degli arti inferiori, che è la stessa prestazione più richiesta dagli abruzzesi che vanno a curarsi fuori regione". Le principali regioni verso cui l'Abruzzo ha un debito per mobilità passiva sono le Marche (debito per circa 48 milioni), il Lazio (debito per circa 38,6 milioni), e l'Emilia (debito per circa 27 milioni). "Vorrei far notare che l'Abruzzo ha verso le Marche un debito uguale al credito che ha verso il Lazio". Chiodi aggiunge che una delle cause determinanti la mobilità passiva è quella dei "lunghi tempi d'attesa che, come ha rilevato il Rapporto PIT 2013 di Cittadinanza attiva, rappresentano le maggiori difficoltà per l'accesso al sistema sanitario di tutte le regioni". Poi si aggiungono altri fattori non strutturali, che influenzano la scelta del luogo di cura da parte del paziente, per esempio il parere del MMG o dello specialista, i consigli di parenti e conoscenti o quanto pubblicizzato dai mezzi di informazione. "Diretta conseguenza di ciò potrebbero essere quei flussi di pazienti che scelgono di andare a curarsi nelle strutture del Nord, non per criticità tecniche della nostra offerta regionale, in quanto si tratta di patologie di bassa o media complessità, tranquillamente eseguite negli ospedali abruzzesi". Il Commissario aggiunge anche che "la pratica sempre più diffusa di rinomati professionisti che effettuano visite private in ambulatori in Abruzzo è indirizzare poi i pazienti verso le strutture di diagnosi e cura di altre Regioni in cui operano". In conseguenza di ciò, nel 2011, a livello nazionale circa 810 mila pazienti hanno viaggiato in cerca di cure, muovendo nel complesso 3,7 miliardi, con saldi positivi però solo al Nord e negativi al Sud. Infatti la maggior parte delle Regioni del Nord e del Centro spostano i loro cittadini quasi tutti in Regioni limitrofe: si tratta della cosiddetta mobilità di confine, considerata in gran parte fisiologica. Per il Commissario ad acta per la Sanità "il costo di 68 milioni per la mobilità passiva a carico dell'Abruzzo è un problema per il nostro sistema sanitario, ma su una spesa annua di 2 miliardi e 300 milioni incide solo per il 2,3 per cento". "Le altre regioni in piano di rientro sono caratterizzate oltre che da costi per la mobilità passiva molto più alti del nostro: Lazio -140 milioni, Campania -311 milioni, Puglia -177 milioni, Calabria -238 milioni, Sicilia -197 milioni, anche da disavanzi che hanno riportato alle verifiche del quarto trimestre 2012". "L'Abruzzo - conclude Chiodi - è riuscito a raggiungere un equilibrio finanziario strutturale ormai da tre anni che ha permesso di sbloccare il turn-over, quindi assumere nuovo personale per far fronte alle cessazioni e investire risorse finanziarie per il rinnovo delle attrezzature sanitarie ormai obsolete che dovrebbero permettere di fare esami diagnostici più dettagliati e in minor tempo. Per il futuro la parola d'ordine sarà qualità. Bisogna accrescere la collaborazione tra gli ospedali e aumentare la qualità del servizio, riducendo i costi e sviluppando una rete di assistenza e cura sul territorio al di fuori delle strutture ospedaliere nel rispetto del principio dell'appropriatezza".
© Riproduzione riservata
Utenti connessi: 3
Condividi: