"L'incompatibilita' tra consigliere e assessore regionale e' prevista in tutte le Regioni d' Italia tranne che in Emilia Romagna, Umbria e Abruzzo e certifica la diversita' formale e sostanziale del ruolo del legislatore da quello di chi e' chiamato a governare. Una distinzione chiara e netta tesa a evitare sovrapposizioni di cariche e a favorire la governabilita' della Regione". Lanfranco Venturoni, presidente del gruppo Pdl in Consiglio Regionale, torna a sottolineare le ragioni che avevano portato le forze politiche a introdurre anche in Abruzzo tale normativa.
"La proposta, contrariamente a quanto e' stato strumentalmente affermato, non avrebbe comportato alcun aumento di costi per i cinque (e non sei) assessori in piu' - spiega ancora il presidente del gruppo Pdl - perche' tale spesa sarebbe stata di fatto compensata dall'ulteriore taglio dell'indennita' dei consiglieri. Giovedi' si terra' una nuova conferenza dei capigruppo - rende noto Venturoni - e il Pdl e' disponibile a esaminare con la necessaria serenita' ogni proposta di modifica della legge elettorale riguardante sia l' incompatibilita' che l' ineleggibilita' di sindaci, presidenti e assessori delle Province, a condizione - precisa Venturoni - che su tali temi cessino le speculazioni e si arrivi a una piena e inequivoca convergenza bipartisan, nella consapevolezza che le norme non possono essere a consumo di parte ma che vanno approvate nell interesse superiore della Regione. Ho sempre ritenuto e ritengo - conclude Venturoni - che la maggioranza da sola non possa dettare le regole ma neanche farsele dettare dall'opposizione. Qualora, tuttavia, nella prossima legislatura, a prescindere da chi vincera' le elezioni, si ripresentera' puntuale l'annoso problema dell ingovernabilita', chi oggi si dovesse sottrarre alle proprie responsabilita' domani dovra' assumersele davanti agli abruzzesi".
La nota di alcuni consiglieri Pdl: sì alla riforma senza aggravio di spesa e collegio unico regionale
"Le disavventure elettorali del centro-destra e l'astensionismo non insegnano nulla. Il 'cupio dissolvi' che da mesi condiziona le decisioni del gruppo consiliare Pdl sembra destinato a condurci verso un suicidio di massa". Lo affermano, in una nota congiunta, i consiglieri regionali Riccardo Chiavaroli, Luigi De Fanis, Angelo Di Paolo, Gianfranco Giuliante, Berardo Rabbuffo, Giuseppe Tagliente e Luciano Terra. "Si prendono 'decisioni' - osservano - le si formalizzano a mezzo stampa, si prova timidamente a farle passare, ma al primo stormir di foglie si riconsiderano. Il cumulo dei doppi vitalizi ci tiene sotto scacco da settimane, passaggi in commissione, poi in aula, richiesta a mezza voce di ritorno in commissione e, senza alcun approfondimento, ritorno in aula. Impigliati tra incompatibilita', voto di genere, collegio unico, alla fine tra un rinvio e l'altro, la grande riforma preannunciata si va traducendo nel puro e semplice recepimento del decreto Monti che impone la riduzione del numero dei consiglieri".
I consiglieri dicono: "Se la incompatibilita' tra consiglieri e assessori ha come controindicazione l'aumento dei costi, si stabilisca, eventualmente - suggeriscono - di attuarla ad invarianza di spesa. Se il consigliere regionale, e sarebbe opportuno, si abituasse a ragionare in un' ottica che non privilegi il piccolo cabotaggio localistico, si potrebbe opzionare il collegio unico regionale, e se cio' fa presumere costi troppo elevati di campagna elettorale, eleviamo a tre le preferenze da poter esprimere, con l'obbligo della preferenza di genere, che messa in questo modo offrirebbe realmente pari opportunita'. Stabiliamo la supplenza per gli assessori eletti facendo si' che il consiglio funzioni, ma lo si faccia a saldi invariati. Sono ipotesi - concludono i consiglieri regionali - che offriamo e sulle quali pensiamo di poter aprire un confronto, nella maggioranza ma anche con l'opposizione. Se viceversa, l'odierno rinvio fosse l'escamotage tecnico per non cambiare nulla, avrebbe vinto il cerchiobottismo ma avrebbe perso l'Abruzzo".
Il no del Pd
"Nella Conferenza dei Capigruppo di oggi abbiamo ribadito la nostra netta contrarieta' all'ipotesi di un aumento del numero di Consiglieri regionali attraverso il meccanismo legislativo della incompatibilita' tra il ruolo di Consigliere e di Assessore. Per noi e' un capitolo chiuso e non intendiamo affatto riaprirlo" ha dichiarato il Capogruppo del PD, Camillo D'Alessandro, a margine dei lavori della Conferenza dei Capigruppo, che si e' svolta questa mattina all'Emiciclo. "Siamo disponibili - sostiene ancora D'Alessandro - a discutere le altre eventuali modifiche della legge elettorale che, voglio ricordare, il Partito democratico non ha votato perche' non ne ha condiviso sin dall'inizio l'impianto legislativo. Riteniamo, invece, che debba essere affrontato con fermezza, e risolto, il problema della 'legge antisindaci', abrogando o modificando l'attuale testo vigente, che - conclude il Capogruppo del PD - se dovesse rimanere, obbligherebbe i sindaci dei Comuni a dimettersi, a partire dal prossimo 14 luglio, anche se le elezioni regionali dovessero tenersi tra otto mesi".
Acerbo: "Ok alla riduzione ma a costi invariati"
"Spero che la decisione di rinviare il Consiglio serva a far riflettere maggioranza e opposizione in Consiglio regionale. L'aumento del numero dei componenti degli organi politici e' socialmente accettabile soltanto se a saldi invariati, cioe' se esclusivamente coperto attraverso una corrispondente riduzione delle indennita' di assessori, consiglieri, presidenti e vicepresidenti. Se si ritiene che si tratti di una scelta essenziale per garantire governabilita' basta che ci si abbassi proporzionalmente l'indennita'. Ai cittadini non interessa se gli eletti saranno 31 o 37 ma semplicemente che non aumentino i costi della politica". Lo afferma il consigliere regionale di Rifondazione, Maurizio Acerbo per il quale "la soluzione quindi sta in una riduzione delle indennita'. Non e' difficile e andrebbe fatta comunque. Nessuna demagogia, semplicemente sobrieta'. Debbo purtroppo constatare - aggiunge - che permane l'assoluta chiusura trasversale verso la proposta della doppia preferenza di genere. Anche oggi la mia richiesta di porre all'ordine del giorno del Consiglio le proposte di legge si e' scontrata con un muro. Appare assurdo che nei comuni si voti gia' con la doppia preferenza mentre in Regione no", conclude Acerbo.
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