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Pubblicato il 02/10/2014 15:03

Processo per la discarica di Bussi, dura requisitoria dei Pm in corte d'Assise

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Una societa' esterna, nel 1993, segnalo' a Montedison la grave situazione di inquinamento, sottolineando che le attivita' erano inadeguate e proponendo investimenti sia per il risanamento che per lo studio degli effetti sulla salute. Su un appunto sequestrato, riconducibile ai vertici Montedison, rispetto allo studio e con riferimento alle vecchie discariche c'e' scritto 'non ci conviene'. E' quanto emergerebbe da nuovi documenti illustrati in aula del pm Anna Rita Mantini, durante la requisitoria, nell'ambito del processo a porte chiuse in Corte d'Assise, a Chieti, sulla megadiscarica dei veleni di Bussi sul Tirino. L
o studio fu consegnato ad uno degli amministratori della societa', oggi imputato, ma Montedison decise di non seguire le indicazioni e di fare internamente "noi", come si legge sull'appunto sequestrato. Gli investimenti ambientali da parte di Edison - avrebbe evidenziato il pm - furono ridotti da 36 miliardi di lire del 1991 a sei miliari del 1994, ovvero un sesto. Nel corso della requisitoria, Mantini si e' soffermata anche sul "dato dell'omerta'" che vi e' stata sul caso ed ha citato alcune delle poche testimonianze dirette.

Le autorita' pubbliche nel '91 avvisarono Montedison dell'inquinamento dei pozzi, pozzi che hanno proseguito a dare acqua per diversi anni alla popolazione ma non avvertirono le vittime di questa situazione, cioe' i cittadini che avrebbero bevuto quell'acqua. Ma ci sono anche documenti della stessa Montedison in cui addirittura gia' nel 1971 si ammetteva che i materiali tossici sotterrati nella discarica Tremonti potessero percolare e andare a inquinare le falde. E' quanto emerso nella requisitoria della pubblica accusa, sostenuta dai pm Giuseppe Bellelli e Anna Rita Mantini, iniziata questa mattina a Chieti in Corte d' assise al processo per la cosiddette discariche dei veleni di Bussi, che prosegue nel pomeriggio, e che vede 19 imputati fra dirigenti e tecnici della Montedison accusati di disastro ambientale e avvelenamento dell'acqua. Agli atti del processo vi sono anche documenti, provenienti dalla Regione, che dimostrano in maniera statistica che vi e' un'incidenza a tumorale su alcune zone che sono limitrofe alle aree della discarica: l'area del comune di Bussi e di Popoli e la zona Pescara e zone limitrofe. Si tratta, tuttavia, di un dato oggettivo e non e' il frutto di uno studio epidemiologico. La consapevolezza di quanto avveniva a Bussi in termini di inquinamento era sicuramente nota ad un assessore comunale di Pescara dell'epoca, siamo nel 1971, Giovanni Contratti: fu l'unico ad occuparsene, ebbe una interlocuzione anche piuttosto dura con l'azienda e chiese la rimozione dei rifiuti ma di fatto fini' con il rimanere isolato.

 

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