Peggiora la qualita' della vita nelle province italiane: a registrarlo e' il quattordicesimo Rapporto sulla Qualita' della vita in Italia 2012, realizzato da ItaliaOggi con l'universita' La Sapienza di Roma.
Per quanto riguarda le province abruzzesi, si attestano quasi tutte intorno alla 60ma posizione. Teramo guida la speciale graduatoria regionale, al 61mo posto, poi L'Aquila al 64mo e Chieti al 68mo. Molto più indietro Pescara, che si piazza all'82mo posto.
Nel 2012 sono 42 le province nelle quali la qualita' della vita e' risultata buona o accettabile, contro le 45 della passata edizione. Con il Rapporto 2012 si registra il peggior risultato dalla prima edizione dell'indagine: salgono a 61 le province nelle quali la qualita' della vita e' risultata scarsa o insufficiente.
Il peggioramento nei livelli di qualita' della vita si registra in particolare nelle province dell'Italia meridionale e insulare ma e' marcato l'arretramento anche nell'Italia centrale. Ai primi due posti si confermano le province di Trento e Bolzano, quelle in cui si vive meglio. Agli ultimi posti Messina (quart'ultima), Crotone (terz'ultima), Napoli (penultima) ed ultima, a sorpresa, Imperia.
Mentre sostanzialmente tiene la qualita' della vita nei grandi centri urbani del nord, Roma cede posizioni e scende di ben 11 posizioni, piazzandosi al 62mo posto. Il peggioramento investe non solo l'area meridionale e insulare (tendenza gia' rilevata gli anni scorsi) ma anche quella centrale. E cosi' si posizionano in coda Imperia, scivolata dal 98 posto, Napoli, salda in coda, e Crotone, lo scorso anno 92. Tra i grandi centri, Torino sale di una posizione, alla 46; Milano recupera 7 posti, dal 46 al 39. La tendenza, secondo lo studio, che si consolida nell'ultimo quinquennio, vede un Nordovest vulnerabile, mentre Sud e Isole confermano problemi strutturali.
Il livello medio di qualita' della vita e' insufficiente e non accenna a migliorare nelle regioni del sud e se tre anni fa era stato individuato un gruppo di province in cui la qualita' della vita risultava superiore a quella prevalente nelle altre province dell'Italia meridionale e insulare, oggi questo nucleo, che andava dal litorale adriatico meridionale alle province ioniche fino a estendersi su un breve tratto del litorale tirrenico, si e' dissolto: resistono solo le province della Basilicata.
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