Tagli continui e a pioggia mettono in pericolo il Servizio Sanitario Nazionale. L'allarme viene lanciato anche dal Rapporto Osservasalute. Sotto il profilo degli equilibri economici di breve periodo, l'unico elemento di forte preoccupazione e' la differenziazione interregionale, con risultati economici consolidati positivi in tutte le regioni del Centro-Nord (tranne Liguria) e negativi in tutte le regioni del Centro-Sud (tranne Abruzzo) e con 2 regioni (Lazio e Campania) che, anche nel 2011, hanno generato da sole il 63% dell'intero disavanzo nazionale. Il Rapporto sembra confermare una certa efficacia delle iniziative di contenimento della spesa destinata alla salute: anche il 2011, come gia' il 2010, e' stato caratterizzato da una crescita molto contenuta della spesa sanitaria pubblica (+0,1% a parita' di criteri di contabilizzazione) che mantiene l'Italia al di sotto della media dell'Unione Europea sia in termini pro capite, sia in rapporto al PIL.
I disavanzi permangono, ma sono ormai ridotti a livelli molto circoscritti, almeno in termini di valori medi nazionali (nel 2011, circa 29Euro pro capite, pari all'1,6% del finanziamento complessivo). Tutto cio' riflette e sintetizza un profondo mutamento negli atteggiamenti delle aziende rispetto ai vincoli economico-finanziari: se in passato i vincoli venivano spesso giudicati irrealistici e non incidevano sugli effettivi comportamenti aziendali, alimentando dei circoli viziosi di generazione e copertura dei disavanzi, oggi gli stessi vincoli sono giudicati pienamente credibili e condizionano fortemente le scelte gestionali.
Ma il Rapporto chiarisce: ' gli ulteriori sacrifici richiesti alla Sanita' Pubblica dalla Spending Review non si possono giustificare con una presunta dispendiosita' del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), bensi' da un lato, con l'elevato livello del debito pubblico e della correlata spesa per interessi (quest'ultima e' pari a circa i 2/3 dell'intero fabbisogno sanitario nazionale), dall'altro con l'incapacita' del sistema economico di crescere adeguatamente (tanto che l'aumento della spesa sanitaria pubblica, seppur spesso molto contenuto, e' stato negli ultimi 20 anni quasi sempre superiore a quello del PIL).
Il rischio evidente e' che questi ulteriori sacrifici aggravino il divario tra le risorse disponibili e quelle necessarie per rispondere in modo adeguato alle attese, intaccando ulteriormente una copertura pubblica gia' incompleta'. 'Laddove il contenimento dei costi sia ottenuto riducendo i servizi offerti - avverte - si potrebbe generare un impatto negativo di medio periodo sulle condizioni di salute della popolazione, con gravi conseguenze negative anche sul piano economico. Naturalmente, il rischio e' piu' accentuato nelle regioni assoggettate a Piano di Rientro, dove le iniziative di contenimento dei costi sono state piu' intense.
A livello nazionale oltre un anziano su quattro (28,1% della popolazione con 65 anni ed oltre nel 2010) vive da solo. E' in Valle d'Aosta che tale percentuale raggiunge il suo valore massimo (33,6%). Il valore piu' contenuto si registra nelle Marche (22,9%), seguono Umbria (23,9%), Campania (25,5%), Abruzzo (25,8%) e Veneto (26,1%).
Solo il 15,1% (come nel 2009) degli uomini di 65 anni e oltre vive solo, mentre tale percentuale e' decisamente piu' elevata, pari al 37,6% (38% nel 2009) per le femmine. Sia la differenza di eta' fra i coniugi, sia la maggiore mortalita' maschile rende le donne piu' a rischio di sperimentare l'evento vedovanza e, quindi, di vivere sole nell'ultima parte della propria vita.
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