Nel 2012 il reddito disponibile delle famiglie in valori correnti diminuisce, rispetto all'anno precedente, in tutte le regioni italiane. Nel confonto con la media nazionale (-1,9%), il Mezzogiorno segna la flessione piu' contenuta (-1,6%), seguito dal Nord-est (-1,8%), Nord-ovest e Centro (-2%). Le regioni con le riduzioni piu' marcate sono Valle d'Aosta e Liguria (-2,8% in entrambe). Lo rileva l'Istat nel periodico Report.
Luci e ombre per l'Abruzzo. Da un lato c'è un calo contenuto nel reddito disponibile delle famiglie, aumentano i redditi da lavoro dipendente (+ 0.3%) ma allargando l'analisi il reddito disponibile è aumentato e la nostra regione fa segnare incrementi tra i più alti in Italia.
Il reddito monetario disponibile per abitante e' pari a circa 20.300 euro sia nel Nord-est sia nel Nord-ovest, a 18.700 euro al Centro e a 13.200 euro nel Mezzogiorno. La graduatoria regionale del reddito disponibile per abitante (17.600 euro il valore medio nazionale) vede al primo posto Bolzano, vicina ai 22.400 euro, e all'ultimo la Campania, con poco meno di 12.300 euro. Nel 2012 a livello nazionale il reddito disponibile delle famiglie, in valori correnti, aumenta dell'1% rispetto al 2009, anno di inizio della crisi economica. In particolare il Nord registra un incremento maggiore (+1,6% nel Nord-ovest e +1,7% nel Nord-est) mentre, sempre rispetto al 2009, il Centro e Mezzogiorno segnano un aumento molto piu' contenuto (rispettivamente +0,4% e +0,2%).
La Liguria e' la regione che ha risentito maggiormente degli effetti della crisi economica: tra il 2009 e il 2012 le famiglie hanno subito una diminuzione dell'1,9% del reddito disponibile. L'Umbria e la provincia di Bolzano sono state le meno toccate dagli effetti della crisi economica con aumenti, nel periodo considerato, rispettivamente del 3,6% e del 2,7%.
Nel 2012 il reddito disponibile delle famiglie italiane si distribuisce per il 30,9% nel Nord-ovest, per il 22,3% nel Nord-est, per il 25,7% nel Mezzogiorno e per il restante 21,1% nel Centro. Rispetto al 2011 l'aggregato nazionale e' diminuito, in valori correnti, dell'1,9%. La flessione e' stata generalizzata e ha coinvolto tutte le regioni. L'area del Paese che ha registrato il calo piu' contenuto e' il Mezzogiorno (-1,6%). In particolare, rileva ancora l'Istat, le diminuzioni piu' limitate riguardano Basilicata (-0,8%) e Abruzzo (-0,9%). Nel Nord-est la riduzione e' stata dell'1,8% con risultati piu' contenuti per Friuli Venezia Giulia (-0,9%) e provincia autonoma di Trento (-1,5%). Le altre regioni hanno registrato diminuzioni pari a quella media nazionale o leggermente piu' marcate (-2% per Emilia Romagna).
Una diminuzione del reddito disponibile maggiore di quella media nazionale ha, invece, caratterizzato Nord-ovest e Centro (-2% in entrambe le ripartizioni). Nel Nord-ovest il risultato negativo della ripartizione e' riconducibile essenzialmente a Valle d'Aosta e Liguria (entrambe -2,8%) che, anche su scala nazionale, registrano la contrazione piu' marcata. Nel Centro sono Toscana (-2,3%) e Lazio (-2%) a registrare flessioni superiori alla media nazionale. Le famiglie residenti nel Nord godono del livello piu' elevato di reddito disponibile per abitante, con valori quasi identici per Nord-ovest e Nord-est (di poco superiore a 20.300 euro per entrambe le aree) e significativamente superiori alla media nazionale (pari a circa 18.000 euro). Nel Centro il valore si attesta attorno ai 18.700 euro, mentre risulta molto piu' basso nel Mezzogiorno (circa 13.200 euro), con un differenziale negativo del 35,2% rispetto a quello del Nord e del 24,9% rispetto alla media nazionale.
Considerando le singole regioni, in testa alla graduatoria del reddito per abitante si trova Bolzano, con circa 22.400 euro pro capite, seguita da Valle d'Aosta (poco al di sotto dei 21.800 euro) e Emilia Romagna (circa 21.000 euro). Campania (inferiore a 12.300 euro), Sicilia (attorno ai 12.700 euro) e Calabria (circa 12.900 euro) sono le regioni in cui il reddito disponibile per abitante e' piu' basso.
I redditi da lavoro dipendente sono la componente piu' rilevante nella formazione del reddito disponibile delle famiglie (con un'incidenza superiore al 50% in tutte le regioni).
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