Con la bocciatura di tutti gli ordini del giorno presentati nell'Aula del Senato in difformita' con la relazione della giunta per le Elezioni e le Immunita' di palazzo Madama che prevede la mancata convalida dell'elezione di Silvio Berlusconi, quest'ultima si intende approvata. Di conseguenza il Senato approva la decadenza del Cavaliere da senatore.
Al leader di Fi subentra il primo dei non eletti in Molise, Ulisse Di Giacomo. I voti espressi a favore della decadenza si sono attestati intorno ai 193, quelli contrari intorno ai 114, due gli astenuti (che in Senato contano come voti contrari). A favore della proposta di decadenza si erano espressi nelle dichiarazioni di voto finali i gruppi di Autonomie, Sel, Scelta civica, M5S e Pd. Si sono espressi in dissenso dal gruppo i senatori di Scelta civica Gabriele Albertini (che ha dichiarato l'astensione) e Salvatore Tito Di Maggio. Contro si sono espressi i gruppi di Gal, Lega, Ncd e Fi-Pdl.
Dopo la proclamazione del voto contrario all'ultimo ordine del giorno che conferma la decisione della giunta delle elezioni per la decadenzadi Silvio Berlusconi, nell'aula del Senato c'e' un attimo di tensione sospesa finche' dai banchi dei senatori grillini non scatta l'applauso a sottolineare il passaggio appena compiuto. Dai banchi del Pd solo un paio di senatori si uniscono al battimani mentre dai banchi degli altri gruppi non si leva una parola e i senatori lentamente guadagnano l'uscita.
Per Berlusconi adesso si chiudono le porte per la politica attiva, almeno in termini di cariche elettive e di governo. C'è il rischio, venuta meno l'immunita' parlamentare, di essere arrestato o sottoposto a perquisizioni e intercettazioni. Un quadro fosco che Berlusconi potrebbe evitare forse solo se un altro Stato della Ue gli offrisse il salvagente di una candidatura al Parlamento europeo, impossibile invece in Italia.
La Legge Severino infatti non gli lascia spazi: non solo Berlusconi e' decaduto dal suo scranno di senatore "immediatamente, con il voto del Parlamento", come spiega il professore Carlo Federico Grosso,docente di diritto penale e avvocato; ma, "a decorrere dal passaggio in giudicato della sentenza Mediaset, e' incandidabile per sei anni". Una tagliola che gli preclude tutto (Parlamento, governo, cariche nelle regioni e nei comuni): "non potra' nemmeno fare il consigliere circoscrizionale", sintetizza il professore. E se non puo' sperare nemmeno in una candidatura in Italia all'assemblea della Ue, il discorso cambierebbe se fosse un altro Stato a offrirgli un posto in lista: "penso che possa essere candidato al Parlamento europeo da un altro Paese, che non abbia una norma sull'incandidabilita' come quella italiana". La sola richiesta di revisione del processo Mediaset, la cui condanna definitiva ha fatto scattare la legge Severino, non basterebbe invece a salvare il Cavaliere: "non cambierebbe nulla su decadenza e incompatibilita'". Lo scenario sarebbe un altro, solo se venisse accolta ( "ma nella stragrande maggioranza dei casi le Corti d'appello dichiarano inammissibili le istanze di revisione, che devono basarsi su fatti nuovi non considerati nei precedenti gradi di giudizio e decisivi a ribaltare la sentenza").
E se soprattutto alla fine la condanna fosse effettivamente sostituita da un'assoluzione definitiva. "Se tutto questo avvenisse nel corso di questa legislatura Berlusconi dovrebbe verosimilmente riottenere il suo scranno di senatore", sostiene Grosso. Fuori dal Parlamento Berlusconi potrebbe continuare a fare comunque attivita' politica,ma tutto dipendera' dalle decisioni del magistrato di sorveglianza sulla sua richiesta di scontare la pena del processo Mediaset con l'affidamento in prova ai servizi sociali. Nel caso di un si' "sicuramente Berlusconi potrebbe fare attivita' politica in senso lato, nei limiti consentiti dalle prescrizioni dell'autorita' giudiziaria, che ha comunque un'ampia discrezionalita' nello stabilire gli obblighi di chi e' affidato ai servizi sociali". Limiti che "diventerebbero molto piu' stringenti" se al leader di Forza Italia venissero dati gli arresti domiciliari. Ma gli effetti piu' pesanti derivanti dalla perdita dello status di parlamentare per il Cavaliere potrebbero essere di tipo giudiziario:"con la decadenza da senatore cade l'immunita' parlamentare. E cioe' il divieto di procedere a misure cautelari o a provvedimenti di perquisizione, sequestro e intercettazioni senza la preventiva autorizzazione della Camera di appartenenza. Qualsiasi procura e qualsiasi gip potrebbero richiedere o emettere un'ordinanza di custodia cautelare, ovviamente in presenza delle condizioni previste dalla legge e purche' si tratti di reati per i quali e' prevista la custodia cautelare". La situazione si aggraverebbe ulteriormente se a Berlusconi arrivasse un'altra condanna definitiva, magari per il processo Ruby. "Salterebbe l'indulto e, se la nuova pena superasse i tre anni, gli verrebbe revocato l'affidamento ai servizi sociali, nel caso gli fosse stato concesso. A quel punto il giudice dovrebbe decidere se dargli la detenzione in carcere o i domiciliari in ragione dell'eta'. Eta' che non e' comunque un elemento decisivo".
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