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Pubblicato il 07/12/2013 11:11

Sondaggio Demopolis sulle Primarie del Partito Democratico

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Gli elettori chiedono la riforma della Legge Elettorale. Le simulazioni dopo la sentenza della Consulta: Parlamento senza maggioranza

Con poco meno di 9 milioni di voti, il Partito Democratico raccoglie oggi appena i due terzi di quei 13 milioni di elettori che affermano di collocarsi politicamente nel Centro Sinistra. Senza considerare i 14 milioni di italiani che si dichiarano non collocati e che risultano da sempre decisivi in qualunque consultazione elettorale. L'indagine condotta dall'Istituto Demopolis per la trasmissione Otto e Mezzo (La7) fotografa un consenso potenziale molto ampio e oggi non intercettato, la cui conquista rappresenta una delle sfide decisive per il nuovo Segretario del Pd che sarà scelto domenica con le Primarie. Nella percezione di circa i due terzi degli elettori, con Matteo Renzi (candidato nettamente in testa nelle previsioni della vigilia) alla guida del Pd, il Partito potrebbe aumentare i propri consensi elettorali. Il 61% è convinto che il sindaco di Firenze favorirebbe il rinnovamento del Partito e, per quasi un intervistato su due, un maggior peso sulla linea del Governo. Appare diffusa l'esigenza di un "cambio di marcia" nell'azione del Governo: quasi 6 elettori su 10 del Pd ritengono che il Governo abbia fatto sino ad oggi ancora poco. Per il 38% degli elettori intervistati da Demopolis, l'Esecutivo ha fatto invece il possibile, tenendo conto anche dei condizionamenti derivanti dalle larghe intese con il PDL di Berlusconi. Dall'Agenda di Renzi su riforme, lavoro ed Europa, emerge netta - agli occhi dell'opinione pubblica - la proposta di taglio di un miliardo ai costi della politica, anche attraverso la cancellazione del Senato come organo elettivo, con il superamento del bicameralismo perfetto. Un'idea condivisa dal 72% dei cittadini. Ma sulla cui fattibilità gli intervistati si dichiarano scettici: appena 1 su 5 crede che il Parlamento approverà la riforma nel corso di questa Legislatura. 

Tema ancora più urgente, dopo la sentenza della Consulta, è oggi quello della Legge elettorale. Gli italiani non hanno un'idea precisa di pregi e difetti dei possibili sistemi, ma su due punti sembrano avere le idee chiare: il 71% vorrebbe un sistema maggioritario che garantisca un vincitore alla chiusura delle urne e la governabilità del Paese. Un dato che - secondo l'Istituto diretto da Pietro Vento - cresce al 75% tra chi ha votato il Partito Democratico. Per i due terzi degli intervistati, risulta fondamentale anche la possibilità di scegliere parlamentari che siano espressione del proprio territorio. La sentenza della Corte Costituzionale, supplendo all'inerzia del Parlamento, ha di fatto determinato un ritorno ad un sistema proporzionale simile a quello della Prima Repubblica, con l'unica novità della soglia minima di sbarramento. Secondo una simulazione effettuata dal Barometro Politico Demopolis, se si tornasse oggi alle urne con il Porcellum "modificato", il Pd otterrebbe alla Camera 188 deputati, il M5S 152, Forza Italia 140. Con una ulteriore frammentazione del voto. I partiti che compongono l'attuale alleanza di Governo, PD, Nuovo Centrodestra e Centristi, otterrebbero, ad esempio, alla Camera 260 seggi complessivi: decisamente al di sotto della soglia di maggioranza di 316 voti. Quale sarebbe lo scenario se non si giungesse nei prossimi mesi ad un accordo per una nuova Legge elettorale in Parlamento? Secondo una proiezione, effettuata per Otto e Mezzo dall'Istituto Demopolis, il Centro Destra - se unito - otterrebbe 230 seggi; la coalizione Pd-Sel 208 deputati; il Movimento 5 Stelle 152. Di fatto, anche con l'aggiunta di circa 30 Centristi, nessuno schieramento otterrebbe oggi la maggioranza alla Camera.

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