'Avere sgombrato il campo dal falso ci autorizza a sperare che ora si possa raggiungere il vero, anche se ci rendiamo tutti conto che dopo 20 anni non e' facile'. Lo ha affermato a Pescara, nel corso dell'iniziativa 'Falcone e Borsellino 20 anni dopo', l'ex magistrato Giuseppe Ayala collega di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nella procura di Palermo.
L'intervista pubblica al magistrato e' stata organizzata dall'associazione Area (Movimento per la giustizia - magistratura democratica), dall'associazione Libera di Pescara - Chieti, dalla Provincia di Pescara e da 'Chieti Nuova 3 febbraio'.
'La tragedia di Falcone e Borsellino - ha sottolineato Ayala - continua a essere protagonista per una ragione fondamentale e questo non bisogna mai dimenticarlo: sono passati 20 anni da quelle stragi e ancora la verita' non ce l'abbiamo, malgrado l' impegno, che va riconosciuto, dei colleghi che ci hanno lavorato, anche con qualche risultato che non va sottovalutato, perche' la Procura di Caltanissetta ha scoperto in maniera inoppugnabile che la verita' processuale costruita a suo tempo per la strage di via D'Amelio era sicuramente falsa. Il che lascia ragionevolmente pensare a un depistaggio'.
'Quindi - ha proseguito - una delle ragioni per cui ancora oggi sia il 23 maggio sia il 19 luglio sono tragedie nazionali e' anche questa. Perche' in un Paese normale non dovrebbero essere uccisi dei magistrati solo per avere fatto il loro dovere e in un Paese non normale, dato che in Italia questo accade, almeno la verita' dovrebbe essere messa a disposizione dei cittadini. Invece, nel nostro paese - ha concluso Ayala -, non succede ne' l'una ne' l'altra cosa'.
'Francamente non mi sono mai sentito sensibilizzato dalle polemiche che hanno accompagnato' la decisione di Antonio Ingroia di partire per il Guatemala, 'perche' le scelte delle persone vanno rispettate. Se tutti ragionassimo cosi' forse saremmo piu' sereni'. Cosi' l'ex magistrato Giuseppe Ayala.
'Sono scelte personali - ha ripetuto - in relazione alle quali nessuno si puo' ergere a giudice. Ingroia e' una persona matura che si e' molto impegnata e se ha ritenuto di voler accettare questo incarico perche' ci dobbiamo scandalizzare? Lui ha lasciato una memoria molto articolata di circa 20 pagine e ha deciso di andarsene. Poi da cittadino italiano impegnato qual e', perche' non c'e' dubbio che lui non sia soltanto un magistrato, non mi stupisce che voglia continuare ad impegnarsi anche dal Guatemala', ha concluso Ayala, commentando le dichiarazioni rilasciate da Ingroia prima della partenza.
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