E' un Natale pieno di iniziative quello che si avvicina in Abruzzo. Nei piccoli e grandi centri e' proprio la tradizione quello che accomuna le tante iniziative invernali, fra suggestive montagne innevate e riti d'altri tempi. Sono i giorni in cui gli zampognari scendono dal Gran Sasso e dalla Majella per scaldare i borghi con le nenie natalizie e in moltissimi paesi si rinnova la tradizione del presepe vivente Una delle tradizioni piu' significative e' quella della Squilla di Lanciano.
Da quattro secoli a Lanciano la festa di Natale, infatti, inizia il 23 dicembre ai primi rintocchi della campana detta la Squilla. Tutti i cittadini escono di casa per scambiasi doni e auguri con parenti e amici. La campana suona ininterrottamente dalle 18 alle 19, un'ora per rinsaldare i vincoli di parentela e amicizia.
E' una delle tradizioni piu' sentite nell'animo del popolo di Lanciano e le sue origini risalgono al Seicento.
A Tufillo protagonista della vigilia di Natale e' invece il fuoco, o meglio la farchia, un tronco lungo e diritto, che puo' arrivare anche a venti metri, intorno al quale vengono inseriti altri tronchi minori, fino a formare un grosso fascio, tenuto insieme da cerchi di ferro. La farchia viene 'vestita' dagli abitanti del paese tradizionalmente il pomeriggio del 24 dicembre davanti alla chiesa di San Vito.
Poi il corteo nel centro storico, a torcia spenta, con tappe fra i vicoli e ovunque siano stati improvvisati punti di ristoro a base di vino e dolci di Natale: torcinelli, calgionetti, biscotti di mandorle e pizzelle. A mezzanotte il rito si compie: davanti alla chiesa di Santa Giusta viene appiccato il fuoco alla farchia (in posizione orizzontale per motivi di sicurezza), mentre i visitatori intonano i canti natalizi. La Farchia deve essere accuratamente, anzi amorevolmente, preparata per 'ben comparire'.
Tanto per cominciare ci vuole un bel tronco, di quelli robusti, con una triforcazione che permetta di alzarla verticalmente. All'altra estremita' vengono inserite, ad incastro, tre grosse pertiche (pacche) che servono, con l'ausilio di anelli di ferro, da sostegno all'insieme non di canne, come succede per altre 'farchie', ma di altri tronchi di legno. Terminata la fase della 'vestizione', che si svolge, durante il pomeriggio del 24 dicembre, davanti alla Chiesa di S. Vito, la Farchia viene 'trainata', attraverso il centro storico.
Il corteo, con fisarmonicista in testa, viene salutato, al suo passaggio, da chi non partecipa al trasporto. Si ferma dovunque sia stato allestito un punto di ristoro a base di dolci, vino, ed altro ben di Dio (e giu' musica, canti e... libagioni) e, finalmente, intorno alla mezzanotte, arriva davanti alla chiesa di Santa Giusta, il cui portale, opera di 'Mastro Luca da Tufillo e' classificato tra i piu' belli d'Italia
Qui, dopo che il Parroco ha dato la benedizione, viene appiccato il fuoco e la Farchia, bruciando, riscalda tutti quelli che, assistendo al suo 'sacrificio', intonano canti natalizi.
Anche in altri centri abruzzesi si rinnova il rito del ceppo da ardere. A Crognaleto in provincia di Teramo, ad esempio, noto per la sua tradizione del ferro battuto e del cuoio la notte della Vigilia di Natale si rinnova la tradizione del 'rito del ceppo'.
Gli abitanti accatastano nella 'Piazza di sopra' attorno ad un grande palo alto circa dieci metri, la stanga, quasi 100 quintali di legna ai quali dopo il tramonto viene appiccato il fuoco, costantemente alimentato fino all'Epifania. Le antiche tradizioni sopravvivono anche nei paesi devastati dal sisma. All'Aquila sono in programma diversi eventi culturali e alcuni concerti. A Pianola, alla periferia della citta' si rinnova la sera di Natale il tradizionale presepe vivente che richiama migliaia di persone dai centri vicini.
E' una delle manifestazioni piu' significative del periodo natalizio. Ma il programma dei presepi viventi e' assai ricco e diffuso su tutto il territorio.Se ne realizzano in tanti borghi,piccoli e grandi,ma tutti ricco di fascino. Oltre a quello piu' antico di Rivisondoli giunto quest'anno alla 62 edizione (5 gennaio 2013), c'e' quello subacqueo a Villalago fatto dai sommozzatori,il 3 gennaio; quello di Pacentro (27 dicembre), quello di Castelli con le ceramiche
Ma del Natale abruzzese altre tradizioni sono riconducibili alla gastronomia. In alcuni paesi viene applicata l'usanza pagana secondo cui la sera della vigilia si mangiano ben nove portate. Altri paesi, invece, adottano il rito ecclesiastico che prevede la cena di magro, ricorrendo quindi ai tradizionali maccheroni con le alici, ai broccoloni, ai cavoli, alla zuppa di ceci o di fagioli.
Cio' che invece unisce tutte le case abruzzesi sono i dolci tradizionali, di cui ogni paese ha la sua specialita'. Si va da caggionetti e pepatelli nel teramano a taralli e caggionetti nel chietino, dalle ciambelle nell'aquilano a li cuperchiole a Popoli.
Tutti gustosissimi per festeggiare la festa piu' sentita dell'anno. E' poi il pricipe della tavola, il torrone, bianco o al cioccolato.Se ne produce in Abruzzo in quantita' enorme e di ottima qualita' sopratutto a L'Aquila (cioccolato) e Sulmona (bianco).
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