''Ancora oggi la mia assistita e la sua famiglia non hanno ricevuto una manifestazione di scuse da parte di nessuno, neanche dal ministero della Difesa''. Cosi' l'avvocato Enrico Gallinaro, legale della giovane studentessa laziale stuprata all'Aquila nel febbraio del 2012, all'indomani della decisione della Corte d'Appello del capoluogo abruzzese di consentire all'ex militare campano di stanza all'Aquila Francesco Tuccia - condannato ad otto anni -, di uscire tra le 9 e le 13 dai domiciliari, dove si trova in custodia cautelare, per svolgere attivita' lavorativa presso un'associazione. ''Se per qualcuno il gravissimo fatto appartiene al passato, cio' non e' cosi' per la mia famiglia - dichiara la mamma della giovane -. Il dolore e le conseguenze sono ancora parte integrante della nostra quotidianita'''. Il legale Gallinaro premette di non conoscere i termini dell'ordinanza. ''Ovviamente ritengo che la decisione sia originata da una attenta valutazione del quadro cautelare. Pertanto, come ho sempre detto - sottolinea - le ordinanze e le sentenze, salvo rarissime eccezioni, non si debbono commentare''. ''Probabilmente per determinati reati - conclude il legale - sarebbe opportuno che la modifica di una misura cautelare personale venga emessa anche previo parere, ovviamente non vincolante, della persona offesa o ancor di piu' se parte civile. A oggi le nostre leggi pero' non lo prevedono''
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