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Pubblicato il 19/09/2012 11:11

Abruzzo, la popolazione cresce poco

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Aumento boom a Pescara, contenuto nelle altre province

Con 2.556 abitanti in piu', nel 2011, la crescita della popolazione abruzzese (+0,19%) e' stata piu' bassa di quella italiana (+0,32%). Lo rileva l'Istat. Tale risultato - spiega una nota - non dipende dall'incremento migratorio che e' quasi lo stesso di quello nazionale (0,41% contro 0,40%) ma dipende dal forte decremento del saldo naturale abruzzese (-0,22%) che e' il triplo di quello nazionale (-0,08%). Il movimento naturale della popolazione Abruzzese conta 2.892 abitanti in meno dati dalla differenza tra gli 11.336 nuovi nati e i 14.228 morti e registra rispetto all'Italia sia un piu' basso tasso di natalita' (0,84% contro 0,90%) che un piu' alto tasso di mortalita' (1,06% a fronte dello 0,98%), mentre il movimento migratorio annota un incremento di 5.458 unita'.

La piu' bassa crescita della popolazione rispetto a quella italiana si ripete ormai per il terzo anno consecutivo creando una forbice che diventa sempre piu' divaricante. La modesta crescita della popolazione abruzzese nel 2011 e' caratterizzata da un' impetuosa dinamica della provincia di Pescara con 1.160 abitanti in piu' e da dinamiche piu' modeste delle altre province: Teramo con +696, L'Aquila +419 e Chieti +291. Mentre i comuni capoluoghi di provincia segnano tutti una flessione: L'Aquila -133, Teramo -49, Pescara -174 e Chieti -295. La crescita della popolazione negli ultimi dieci anni nelle quattro province e' avvenuta a due diverse velocita', una alta nelle province di Pescara (9,77%) e Teramo (8,91%) e superiore a quella nazionale (6,71%) e un'altra bassa nelle province di Chieti (2,83%) e dell'Aquila (4,25%) e inferiore a quella italiana registrando differenziali sempre piu' elevati.

Nel 2011 l'Abruzzo cresce poco ed evita un decremento grazie al boom dei comuni costieri con piu' di 18.000 abitanti: Montesilvano +836, Spoltore +358, Vasto +454, San Salvo +209, Francavilla +285, Roseto +244 e Giulianova +182. Interessanti i ritmi di crescita di questi comuni che, negli ultimi dieci anni, crescono quasi tutti a ritmi superiori a quelli medi nazionali. Da segnalare Montesilvano che cresce del 28,65%, Spoltore del 22,49%, Vasto del 15,40% contro un incremento medio nazionale del 6,71%. L'unico comune con piu' di 18.000 abitanti che decresce e' Sulmona che registra un -1,28%. L'Abruzzo e' una regione tra le piu' montuose dell'Italia. L'aspetto che determina sia la minor crescita della popolazione abruzzese rispetto a quella nazionale che la crescita a due velocita' fra le province, e' il fatto che la nostra regione ha il 71% del territorio occupato da comuni montani nei quali risiede appena il 33% della popolazione (450.316 abitanti) che continua in parte a diminuire e in parte a crescere poco, mentre solo il 29% del suolo e' occupato da comuni costieri dove risiede il 67% della popolazione (894.616 abitanti) che cresce velocemente. Nel 2011 l'Abruzzo montano, continuando il trend del 2009 e del 2010, perde 578 abitanti mentre la costa si incrementa 3.144 unita'. L'insieme dei territori montani in fase di spopolamento (peligno, vestino, della maielletta, aventino, sangro-vastese, del gran sasso e della laga) registrano, solo nel 2011, una flessione di ben 1.274 abitanti. Negli ultimi dieci anni - si legge ancora nella nota - l'Abruzzo costiero cresce dell'8,37% a fronte del territorio montano che si incrementa invece di appena il 2,03% con una forbice che si allarga prepotentemente. La forte crescita dei comuni costieri pescaresi e teramani non riesce a compensare a sufficienza il basso incremento delle altre zone in misura tale da far raggiungere all'Abruzzo i dati medi nazionali

 Il trend di questi diversi ritmi di crescita segnala un divario sempre piu' crescente negli anni e accende un campanello d'allarme per la comunita' abruzzese. Se alla bassa crescita demografica dell'Abruzzo e al decremento dei territori montani in fase di spopolamento riscontratisi negli ultimi tre anni si aggiunge per lo stesso periodo una diminuzione degli occupati, un incremento dei disoccupati e di coloro i quali non cercano piu' lavoro, se si considera che l'Abruzzo per il periodo che va dal 2000 al 2011 ha cumulato, in termine di Pil, uno spread negativo di 5,9 punti percentuali rispetto al valore nazionale e di 1,9 punti nei confronti di quello del Mezzogiorno, se si tiene conto che i dati emersi nella prima parte dell'anno relativi alla dinamica delle imprese, all'occupazione e alle esportazioni sono tutti negativi, non si fa altro che confermare lo stato di crisi dell'economia abruzzese che si trova in piena recessione, va peggio di quella italiana e cosa ancora piu' grave anche di quella del Mezzogiorno. Da tutte le parti si auspica che, da parte della Regione, siano destinate risorse per lo sviluppo ma per tale scopo bisogna fissare come priorita' assoluta il miglioramento della competitivita' del sistema produttivo regionale attraverso l'innovazione. In questa direzione la Regione Abruzzo ha incentrato la sua azione su "i poli d'innovazione" e su "le reti di imprese" che purtroppo da soli non sono sufficienti per innescare un processo di sviluppo perche' coinvolgono solo marginalmente il mondo delle microinprese (126.000 su 133.000) che costituiscono l'ossatura dell'economia abruzzese, che impiegano il 52% degli occupati, che per motivi strutturali hanno una scarsa propensione all'innovazione e per questi motivi hanno bisogno di obiettivi strategici mirati e di specifici e particolari interventi

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