Altri tre piccoli frammenti della reliquia del Beato papa Giovanni Paolo II, sono stati rinvenuti poco fa nel luogo in cui ieri gli agenti della squadra mobile della questura dell'Aquila, avevano rinvenuto gran parte del prezioso pezzettino di stoffa intriso del sangue del Santo Padre, rubato la scorsa settimana all'interno della chiesetta a San Pietro della Jenca, dove si trova il santuario unico al mondo eretto a ricordo delle tante visite private del pontefice. A trovarli nel garage dell'abitazione in cui risiede uno degli indagati (nel progetto Case di Tempera) il cane molecolare della polizia di Stato e lo stesso personale della Scientifica. I frammenti si aggiungono alla restante parte della reliquia gia' recuperata e riconosciuta dal vescovo ausiliare dell'Aquila, monsignor Giovanni D'Ercole. Dopo il ritrovamento degli ulteriori frammenti della reliquia di Papa Giovanni Paolo II, la squadra mobile ha recuperato oggi anche i filamenti di seta dorata che sostenevano, attraverso una cucitura, il sacro resto nella teca. Il rinvenimento e' avvenuto nell'abitazione di uno dei tre indagati che risiede in un'abitazione del progetto 'case' nella frazione di Tempera. I filamenti sono stati trovati sotto un letto. A questo punto le indagini della squadra mobile possono considerarsi concluse
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"Il sacro resto, pur non essendo nella sua totalita', e' comunque ricostruibile, e questo rappresenta una grande gioia per il mondo cristiano. La reliquia e' infatti composta da una teca, da un supporto, da un drappeggio rosso e da frammenti rossi e bianchi, di cui e' presente ancora una buona parte. Mancano solo alcune particelle che erano legate a due fili d'oro, e che evidentemente sono andate perse nella rottura del vetro che le proteggeva". Lo ha annunciato il vescovo vicario dell'Aquila monsignor Giovanni D'Ercole nel corso della conferenza stampa, in questura, dove e' stato annunciato il rinvenimento di parte della reliquia di Papa Giovanni Paolo II trafugata presso il santuario di San Pietro della Ienca, alle falde del Gran Sasso. Il questore Vittorio Rizzi ha parlato di "un risultato investigativo importante e rapido che e' la conferma della sintonia operativa che sussiste in citta' tra ma magistratura tutte e le forze di polizia. Tale esito - ha aggiunto - e' anche un segnale alla citta' dell'attenzione che la polizia di Stato e l'Arma dei carabinieri hanno verso i reati contro il patrimonio. In questo caso, l'atto criminoso era anche un sacrilegio. E se l'azione congiunta ha portato ad una cosi' brillante soluzione lo si deve anche al fatto che i riflettori sono sempre accesi su questo tipo di reati".
Presente anche il sostituto procuratore David Mancini, titolare dell'inchiesta, "soddisfatto" per l'esito delle indagini, condotte in grande sinergia tra la polizia e carabinieri, "perche' hanno fatto luce su un reato che ha colpito il sentimento piu' intimo dei cittadini, cosi' legati alla memoria di papa Wojtyla. Questo stato d'animo ha fatto si' che il lavoro fosse ancora piu' serrato e che portasse presto i suoi frutti. E' comunque la dimostrazione - ha aggiunto il pm - della grande attenzione verso il territorio che ha consentito di arrivare presto ai 3 giovani che si sono resi responsabili del furto, pensando di avere a che fare con un oggetto di grande valore economico, senza sapere che il pregio era sostanzialmente quello religioso. Quando si sono resi conto che il contenuto della teca non era oro e quindi non sarebbe stato smerciabile, se ne sono disfatti seppellendola insieme al crocefisso nella campagne adiacenti alla Basilica di Collemaggio. L'interesse di ragazzi era verosimilmente il filo d'oro nascosto oltre il vetro. L'angioletto dorato e' stato invece ritrovato nella perquisizione condotta a casa di uno dei tre giovani. La reliquia, d'ora in poi, non perdera' valore, ma anzi portera' con se' quello aggiunto dello sforzo compiuto dalle istituzioni per restituirla alla comunita' aquilana".
Le ricerche dei frammenti mancanti della reliquia di Giovanni Paolo II "stanno proseguendo con la task force della polizia scientifica ed il cane molecolare, specializzati nella ricerca di tracce ematiche". Lo ha detto il dirigente della squadra mobile Maurilio Grasso precisando che i tre indagati "sono stati molto collaborativi, indicando subito il punto dove avevano seppellito gli oggetti sacri sottratti. Ma si sono liberati della reliquia a Tempera, nell'area parcheggio di un Map (modulo abitativo provvisorio, ndr) dove abita uno di loro, dopo aver rotto il vetro che la conteneva. Grasso ha quindi sottolineato che "il risultato e' stato possibile perche' si inserisce nella campagna di contrasto da tempo avviata dalla questura contro i reati sul patrimonio posta in essere dalla quarta sezione della squadra mobile. La tecnica e' quella di svolgere un'attivita' puntuale anche su piccoli furti, e proprio nelle indagini relative ad uno di questi si e' arrivati ai 3 giovani, ciascuno con un proprio lavoro. L'idea di sottrarre il reliquiario - spiegato iol dirigente - si e' consumata proprio perche' uno di loro e' elettricista ed aveva svolto dei lavori nell'area della chiesa, e collegandosi con il palo dell'Enel, e' riuscito a fare luce all'interno e ad impossessarsi degli oggetti. Poi si e' allontanato con il complice, mentre il terzo li aspettava in auto ad Assergi. Si tratta di ragazzi che saltuariamente fanno uso di stupefacenti, e sono dediti a questi piccoli reati senza ulteriori particolari finalita' criminose". Il capitano dei carabinieri Roberto Ragucci, comandante del Nucleo informativo del reparto operativo, ha aggiunto che il comando provinciale dell'Arma, "dall'inizio dell'indagine, non ha trascurato nessuna pista: nell'immediatezza dei fatti - ha ricordato - ha infatti organizzato un battuta con piu' di 50 carabinieri nei pressi del santuario, proprio nella convinzione che i ladri avrebbero potuto disfarsi della refurtiva li' intorno". Infine in questore Rizzi ha evidenziato "il frutto di un lavoro investigativo di base che e' stato impostato in citta', rendendola piu' sicura. Grazie ad un lavoro serrato, e silenzioso dell'attivita' di intelligence, che fa da sfondo a quella piu' visibile delle pattuglie - ha concluso - e' stato possibile raccogliere elementi probatori che hanno dato presto i loro frutti"
Per i tre giovani autori del furto della reliquia di Karol Wojtyla, denunciati a piede libero per concorso in furto aggravato, "il perdono di Giovanni Paolo II e' sicuramente totale, e anche quello delle autorita' ecclesiastiche aquilane". Lo ha detto monsignor Giovani D'Ercole, chiudendo la conferenza stampa nel corso della quale ha portato i saluti e i ringraziamenti dell'arcivescovo Giuseppe Petrocchi "per tutto il personale impiegato nelle ricerche".
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