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Pubblicato il 30/01/2014 07:07

Furto sacrilego della reliquia di Giovanni Paolo, si seguono piste estere

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Furto sacrilego, si segue anche la pista estera nelle indagini dei carabinieri per il ritrovamento della reliquia di Papa Giovanni Paolo II trafugata la scorsa settimana dal santuario di San Pietro della Ienca. La chiesetta, che sorge alla falde aquilane del Gran Sasso, tra le frazioni di Camarda ed Assergi, e' la prima dedicata a Karol Wojtyla che il prossimo 27 settembre sara' canonizzato assieme ad un altro amatissimo pontefice, Giovanni XXIII. Anche se non viene lasciato nulla al caso gli investigatori, che su questo nuovo filone restano molto abbottonati, avrebbero imboccato una strada che porta fuori dai confini nazionali. Cio' a seguito delle incessanti indagini dirette dal comandante provinciale dei carabinieri dell'Aquila, il colonnello Savino Guarino. L'inchiesta e' coordinata dal Pm David Mancini. La reliquia e' un pezzettino di stoffa, contenuta in un'ampolla, dell'abito che il pontefice indossava durante l'attentato in piazza San Pietro, il 13 maggio 1981. A donarla al santuario, nel 2011, fu l'arcivescovo di Cracovia Stanislaw Dziwisz, per 50 anni segretario di Wojtyla. E proprio dal cardinale e' partito un appello a chi ha compiuto il furto sacrilego affinche' i profanatori del santuario della Ienca restituiscano la reliquia del Beato prima della sua canonizzazione. "La reliquia, del resto - afferma Dziwisz - non ha alcun valore commerciale ma solo enorme peso affettivo legato alla devozione di tanti fedeli".

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