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Pubblicato il 27/01/2014 11:11

Furto sacrilego delle reliquie di Giovanni Paolo II, carabinieri setacciano la zona

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Il furto di una croce e della reliquia del sangue di Giovanni Paolo II, avvenuto nell'omonimo santuario alle falde del Gran Sasso, vicino a L'Aquila, anche se eseguito su commissione - come ha affermato il presidente dell'associazione San Pietro della Ienca - non deve far escludere la pista satanica. Lo denuncia il comitato di volontariato Osservatorio Antiplagio. Il giorno del furto, infatti, coincide nel calendario satanico con l'inizio del dominio del demone Volac, evocato dal 25 al 29 gennaio, periodo nel quale rientrano anche il ricordo sacrilego e il risvolto satanico dell'olocausto nazista nella Giornata della Memoria, per preparare il capodanno di Satana che si celebra il primo febbraio. Secondo gli adoratori del diavolo - spiega il coordinatore nazionale dell'osservatorio antiplagio, Giovanni Panunzio, insegnate di religione - tale data rappresenta la nascita, le origini: quindi in questa fase dell'anno il sangue e la croce sono oggetti emblematici da profanare, sia per la religione cattolica che per quella ebraica. Il mercato dei simulacri religiosi nelle sette sataniche e' particolarmente fiorente e i simboli sacri senza un particolare valore artistico, ma unici, come quelli trafugati a L'Aquila, vengono pagati decine di migliaia di euro. Anche il ricatto e l'eventuale richiesta di un riscatto possono rientrare in quest'ottica criminale. Il furto e' stato scoperto da Franca Corrieri, figlia di Pasquale, fondazione dll'associazione culturale San Pietro della Jenca, localita' dove si trovata il santuario dedicato a papa Wojtyla che verra' canonizzato il prossimo 27 aprile insieme con un altro grande ponteficie, Giovanni XXIII.

I carabinieri del Comando provinciale dell'Aquila, intanto, stanno battendo tutte le piste. Al momento, in particolare, i militari, coordinati dal comandante provinciale, il colonnello Savino Guarino, stanno perlustrando palmo a palmo la zona del Gran Sasso aquilano. Non si esclude, infatti, che i profanatori possano aver abbandonato la reliquia. Gli investigatori non tralasciano, ovviamente, l'ipotesi del furto su commissione. La reliquia (un pezzettino di stoffa intrisa di sangue, dopo il famoso attentato in piazza San Pietro nel 1980 cui il Santo Padre era miracolosamente scampato) fu donata circa tre anni fa dall'ex segretario particolare di Giovanni Paolo II, il cardinale Stanislaw Dzuwisz per testimoniare la presenza spirituale di Wojtyla in uno dei suoi luoghi prediletti, dove si era fermato speso a meditare, e riposare e ammirare lo spettacolare paesaggio del Gran Sasso che tanto gli ricordava quello delle sue montagne.

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