La Guardia di finanza di Roma ha sequestrato beni per un valore di 6 milioni di euro riconducibili a Domenico Temperini e Padre Franco Decaminada, quest'ultimo consigliere delegato della "Provincia italiana della congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione" dal 2004 al dicembre 2011, incaricato della gestione del comparto "Idi Sanita'".
I due sono stati arrestati il 4 aprile scorso. Il sequestro, disposto dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Roma Antonella Capri, su richiesta della locale Procura della Repubblica (Procuratore aggiunto Nello Rossi e sostituti procuratori Giuseppe Cascini e Michele Nardi), scaturisce dalle indagini del Nucleo polizia Tributaria di Roma, in relazione ai reati di appropriazione indebita aggravata e bancarotta fraudolenta patrimoniale, per un ammontare di oltre 14 milioni di euro, commessi sino al 2012, che hanno contribuito al dissesto finanziario della "Provincia Italiana della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione", ente ecclesiastico giuridicamente riconosciuto, da fine marzo in amministrazione straordinaria. Davvero significativo si e' rivelato il patrimonio immobiliare colpito dal provvedimento ablativo, riconducibile a Temperini, rappresentato da 35 unita' immobiliari - ubicate in Roma, Anzio, Zagarolo e L'Aquila - per lo piu' ville, appartamenti, locali commerciali, box auto, al medesimo cointestate, per un valore stimato - in via del tutto prudenziale (per la sola parte, peraltro, attribuibile all'indagato) - in circa 4.250.00 euro. Decaminada, viceversa, e' risultato intestatario di un solo immobile, del valore stimato di circa 300 mila euro. Ben 34 degli immobili intestati al Temperini - tra cui un appartamento di assoluto pregio ubicato a Roma, nei pressi di Castel Sant'Angelo, di otto vani - erano confluiti in due fondi patrimoniali costituiti, rispettivamente, nel 2006 e nel 2009 ed intestati a lui ed alla ex moglie. Ai due indagati sono, inoltre, state sequestrate le somme giacenti su numerosi conti correnti, ai medesimi intestati, sino alla concorrenza dell'importo di oltre 1,5 milioni, cosi' colmando la differenza tra il valore dei beni indicato nel provvedimento del giudice e quello relativo alle unita' immobiliari oggetto di sequestro.
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