Rischio illegalita' e infiltrazione ecomafiosa nel settore delle bonifiche e non solo nelle regioni del sud Italia. In base alle elaborazione di Legambiente dal 2002 ad oggi sono state 19 le indagini su smaltimenti illegali di rifiuti derivanti dalla bonifica di siti inquinati (pari all'8,5% del totale delle indagini concluse contro i trafficanti di rifiuti), sono state emesse 150 ordinanze di custodia cautelare, sono state denunciate 550 persone e coinvolte 105 aziende. E' quanto emerso oggi in occasione della presentazione del dossier 'Le bonifiche in Italia: chimera o realta'?'. Le indagini sono state concluse da 17 Procure della Repubblica di diverse parti d'Italia (Alessandria, Bari, Bologna, Brescia, Busto Arsizio (Va), Chieti, Grosseto, Massa, Milano, Rieti, Siena, Trapani, Udine, Velletri, Venezia, Verbania e Viterbo). Secondo il responsabile scientifico di Legambiente, Giorgio Zampetti, "se non decollera' il settore delle bonifiche, non riusciremo a riconvertire il sistema produttivo italiano alla green economy. Nonostante i gravi ritardi del risanamento, pero' "alcuni casi di riconversione cominciano a concretizzarsi: basti pensare alle bioraffinerie di Crescentino (Vc) gia' attiva o a quella in costruzione a Porto Torres (Ss). Ma non basta. Il governo e il Parlamento devono accelerare il processo di risanamento ambientale, risolvendo anche il problema delle risorse, ma anche il mondo industriale deve fare la sua parte mettendo in campo azioni concrete, bonificando in tempi non geologici i suoli e le falde inquinate, con adeguate risorse economiche ed umane, per risanare le gravi distorsioni di uno sviluppo corsaro e distruttivo, che ha reso inutilizzabili intere aree del Paese, creando piuttosto quell'auspicabile equilibrio tra ambiente, salute e lavoro che puo' aprire un prospettiva concreta di lavoro e di sviluppo''.
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