"Da maggio a settembre 2014 sono gia' 4 gli orsi marsicani ritrovati morti nel Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e nelle aree esterne all'area protetta, quasi il 10% della popolazione di orso bruno marsicano presente nell'appennino centrale e' stata sterminata per mano dell'uomo (tubercolosi, avvelenamento o bracconaggio) senza che, ad oggi, nessuno dei responsabili sia stato assicurato alla giustizia. Dobbiamo inoltre prendere atto che da parte delle istituzioni preposte, Ministero e Regioni in particolare, non ci sono azioni ancora sufficienti per invertire l'attuale tendenza di una popolazione di orso bruno marsicano seriamente minacciata di estinzione, occorre passare dalle parole ai fatti concreti, individuare la tutela dell'orso come una priorita' per il Paese, rafforzare le aree protette e assegnare risorse adeguate alla tutela del plantigrado specie simbolo della biodiversita' italiana". E' questo l'appello che Legambiente, per bocca dei presidenti dei Comitati regionali di Abruzzo, Lazio e Molise, Giuseppe Di Marco, Roberto Scacchi e Mariassunta Libertucci, diffondono alla vigilia della riunione del Tavolo Tecnico del Patom (Piano d'azione nazionale per la tutela dell'orso bruno marsicano) che si riunira' a Roma domani 18 settembre presso il Ministero dell'Ambiente, convinti che, nonostante le oggettive difficolta', si possono compiere ulteriori sforzi per mettere in sicurezza la popolazione di orso bruno marsicano.
"Dobbiamo dire con franchezza - continuano Di Marco, Scacchi e Libertucci - che quanto messo in atto fino a oggi dalle Regioni Abruzzo, Lazio e Molise per la tutela dell'orso bruno marsicano non risponde a quanto hanno sottoscritto attraverso il PATOM, ne' sono state attivate adeguatamente le strutture regionali per evitare che l'orso venisse messo a rischio da una carente gestione sanitaria delle attivita' zootecniche presenti dentro e fuori dal Parco. Perdere esemplari di orsi marsicani a causa di patologie sanitarie trasmesse da allevamenti bovini infatti e' di una gravita' estrema e ci aspettiamo che le responsabilita' dei servizi veterinari delle ASL locali vengano accertati ed eventualmente sanzionati. Segnaliamo che i calendari venatori regionali di Abruzzo e Molise non sono adeguati alle esigenze di tutela dell'orso e nelle aree di perimetrazione esterna al parco si consente una presenza venatoria impattante sulla specie da tutelare". Per la tutela dell'orso e' necessario che cresca la capacita' di mettere in atto provvedimenti legislativi e strumenti operativi, da tempo individuati e non ancora messi in atto anche per la scarsa consistenza del ruolo svolto dal Tavolo Tecnico del Patom nel quale, in maniera singolare, non sono coinvolte nemmeno tutte le competenze che potrebbero dare un contributo alla gestione dell'orso. "Chiediamo - concludono Di Marco, Scacchi e Libertucci - che le competenze presenti nelle aree protette delle tre regioni in cui e' presente il plantigrado vengano sfruttate meglio e messe in rete per intervenire con maggiore efficacia per tutelare la specie. Non comprendiamo come mai i Protocolli operativi sul ritrovamento delle carcasse, gia' sperimentati per il lupo, non sono state ancora adottati dalle regioni e perche' strumenti pratici come i Forum degli stakeholder, anche questi sperimentati efficacemente per il lupo, non diventino la prassi operativa per coinvolgere i cittadini e gli operatori nella conoscenza e nella prevenzione dei danni da orso. Percio' sosteniamo la necessita' di un intervento nazionale strategico che superi l'attuale modello, e si attivi una unita' di missione per la gestione dell'orso in grado di dare quelle risposte che fino a oggi Regioni e Ministero non sono stati capaci di mettere in atto anche per mancanza di personale, competenze e risorse finanziarie adeguate fino ad oggi sempre negate
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