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Pubblicato il 19/08/2013 22:10

Perdonanza Celestiniana, il saluto di Monsignor Petrocchi

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 ''Papa Celestino fu dunque - e tale si mostro' al mondo - vero dispensatore della misericordia di Dio. Egli era ben consapevole che l'amore di Dio ci precede, perche' 'non siamo stati noi ad amare Dio, ma e' lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati' e infatti 'egli ci ha amati per primo''. Lo ricorda l'arcivescovo metropolita dell'Aquila, Giuseppe Petrocchi, nel suo messaggio alla comunita' aquilana in occasione della Perdonanza celestiniana edizione 2013. ''Siamo ancora oggi depositari di questo inestimabile dono 'celestiniano' - dice - Infatti, la bolla Inter sanctorum solemnia, con la quale il Papa proclamava il grande perdono, e' sempre rimasta all'Aquila, poiche' i nostri predecessori rifiutarono di aderire all'intimazione di Bonifacio VIII che ne richiedeva l'immediata riconsegna. Tale inesauribile fonte di 'grazia' - riconosce Petrocchi - costituisce per tutti gli aquilani un privilegio unico, ma anche una grande responsabilita', perche' il dono ricevuto si trasformerebbe in condanna qualora non lo valorizzassimo appieno''. E chiede: ''Cosa fare, allora, per vivere al meglio questa straordinaria opportunita''?''. ''Anzitutto - il suo monito alla collettivita' aquilana - dobbiamo accogliere a piene mani la sovrabbondante elargizione di misericordia che, attraverso la Perdonanza, ci viene fatta: la misericordia di un Dio, nelle stesse parole di papa Francesco, che 'mai si stanca di perdonare' e che purtroppo deve, molte volte, arrendersi di fronte alla nostra pochezza, perche' spesso siamo proprio noi che 'ci stanchiamo di chiedere perdono'''. Nel suo messaggio, il vescovo della citta' terremotata ritiene ''fondamentale, nella vita cristiana, imparare ad avere misericordia verso noi stessi, perche' e' proprio nel nostro circuito interiore che spesso si intrecciano nodi difficili da sciogliere, per cui diventiamo giudici spietati di noi stessi, incapaci di amarci perche' incapaci di perdonarci''. ''Volersi bene'' esorta Petrocchi perche' ''se Dio ci ha amati cosi', anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri'' e perche' ''il bene va fatto bene, poiche' il bene fatto male genera il male''. Parla anche di carita' e della ''sorella'' comunione. E conclude: ''Sappiamo pure che, nel corteo delle virtu'-ancelle, che accompagnano la carita' e la comunione, in prima fila figurano la fedelta' e la misericordia''.

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