Sette indagati e sofisticati macchinari elettromedicali, per un valore di 150 mila euro, sono stati sequestrati. E' questo il risultato delle indagini dei finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di L'Aquila, coordinati dal Procuratore della Repubblica facente funzioni Stefano Gallo, su una truffa finalizzata a conseguire finanziamenti destinati a sostenere l'economia delle aree terremotate.
Per essere certi di accedere a tali fondi dell'Unione Europea, due aquilani, dopo aver costituito una neo azienda operante nel settore dei laboratori medicali, avrebbero attestato falsamente che avrebbero sostenuto investimenti per l'avviamento dell'attivita' in questione, rivolgendosi ad aziende fornitrici aquilane. Questo perche' l'alimentazione degli scambi commerciali tra operatori dell'area del cratere, avrebbe assicurato all'azienda un punteggio piu' alto e quindi maggiori possibilita' di essere posizionata nella graduatoria utile per accedere ai fondi comunitari. In un primo momento, gli indagati hanno presentato alla Regione Abruzzo, ente responsabile alla formazione della graduatoria ed alla erogazione del contributo, preventivi per l'acquisto di macchinari di altissima tecnologia, per un ammontare di 900 mila euro, apparentemente redatti per loro conto da una piccola ditta individuale di rappresentanza di articoli sanitari. Con tale documentazione, l'azienda e' stata ammessa al contributo comunitario per un ammontare di 300 mila euro, di cui 150 mila subito erogati dalla Regione a titolo di anticipo.
I finanzieri sono stati insospettiti dall'entita' del preventivo emesso da una piccola azienda con modesti volumi d'affari, che peraltro non risultava operare nella commercializzazione di macchinari di cosi' alto livello tecnologico e valore. E, in effetti, le indagini su tale documentazione hanno portato a concludere come la materiale redazione del preventivo, ivi inclusi i dettagli tecnici e descrittivi dei macchinari ed i relativi prezzi, fosse opera dei beneficiari del contributo che, poi, l'avevano solo fatto sottoscrivere al titolare dell'impresa. Lo scopo era quello di far apparire il piccolo imprenditore aquilano quale fornitore, per poter cosi' conseguire un maggior punteggio nella graduatoria finale. Ad un certo punto, pero', quest'ultimo, si e' tirato indietro, rifiutandosi di emettere la fattura per la fornitura di quei macchinari di cui non aveva mai avuto la disponibilita'.
Gli indagati, non si sarebbero scoraggiati e sono corsi ai ripari e, poco prima della scadenza del termine ultimo per la presentazione della documentazione di spesa, con il concorso di un professionista di L'Aquila, hanno repentinamente simulato l'apertura a L'Aquila di 3 unita' locali di quelle che erano le effettive imprese fornitrici dei macchinari (di Milano, Bologna e Chieti), retrodatandone l'effettiva operativita' sul nostro territorio, per evitare di essere esclusi dal beneficio al finanziamento comunitario. Alle Fiamme Gialle e' bastato un sopralluogo nelle sedi dichiarate per scoprire l'arcano. Due delle sedi coincidevano con uno studio professionale, mentre l'altra risultava addirittura in un garage con saracinesca abbassata, nella periferia della citta'. Il provvedimento di sequestro, all'esito delle indagini della Guardia di Finanza coordinate dal Procuratore Gallo, e' stato emesso dal G.I.P. di L'Aquila Giuseppe Romano Gargarella.
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