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Pubblicato il 22/10/2012 11:11

Confindustria Chieti risponde ai Vescovi

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Primavera: "l'attività di produzione energia è lecita"

Da una istituzione rispettabile ed autorevole come la CEAM e' lecito attendersi valutazioni approfondite e documentate a favore della comunita' che rappresenta: il recente attacco al settore delle produzioni energetiche porta invece alla pedissequa riproposizione di stereotipi appartenenti all'ambientalismo piu' conservatore e populista, carico di pregiudizi e chiuso al dialogo. Lo afferma il presidente di Confindustria Chieti, Paolo Primavera.

"Se si vuole difendere il territorio da aggressioni alla qualita' dell'ambiente, delle acque, dell'aria - osserva - non e' corretto farlo criminalizzando un intero settore e chiudendo gli occhi su altre realta' ben conosciute ma volutamente sottaciute: gli effetti letali su terra e acque di certi trattamenti chimici propri dell'agricoltura o di reflui degli allevamenti zootecnici, l'inefficienza dei sistemi di depurazione in mano pubblica che scaricano in mare e fiumi ogni inquinante, le emissioni incontrollate di attivita' stagionali sulle nostre coste, sono solo alcuni esempi contro cui pero' non si rivolge alcuna attenzione. Eppure non sarebbe lecito per questo criminalizzare il settore agricolo o quello turistico, in cui operano moltissime aziende serie e che danno produzioni e lavoro importantissimi per la nostra economia".

Secondo Primavera "la produzione di energia e' attivita' lecita, legittima e necessaria, regolata da norme severe, tra le piu' rigide del mondo, sottoposta a continui controlli; le decine di aziende del settore petrolifero in Abruzzo impiegano tecnologie avanzate, operano con grande rispetto dell'ambiente, della salute pubblica e della sicurezza dei propri lavoratori cui assicurano occupazione stabile e di qualita', e danno inoltre lavoro ad un indotto locale di grande rilievo, per circa 5.000 addetti complessivi. La Strategia Energetica Nazionale assegna un ruolo importante alla nostra regione, nel quadro di un potenziale di investimenti per 15 miliardi e 25.000 nuovi posti di lavoro, oltre al consolidamento dell'occupazione gia' esistente: l'Abruzzo puo' intercettare almeno il 10% di tali opportunita', con una risposta concreta alla fame di lavoro che attanaglia il territorio, e ricevendo ritorni economici (fiscalita' locale, IRPEF, royalties, ecc...) in grado di alimentare investimenti nel settore turistico o delle infrastrutture o a sostegno delle piccole imprese, per cui oggi non vi sono risorse".

 "Quali sono stati in Abruzzo i segni distruttivi di una attivita' che esiste da oltre 75 anni (Alanno 1935 primo pozzo petrolifero italiano), che ha dato e continua a dare risorse energetiche al Paese, che ha creato un tessuto di imprese di alta qualita' e presenza di multinazionali che si sono qui radicate, con investimenti e posti di lavoro? Dove sono i danni prodotti al turismo o all'agricoltura o alla pesca? O questi settori scontano viceversa problemi le cui radici sono ben lontane dalla presenza di una industria di qualita' (vedasi crisi turistica nella zona di Bomba)? Confindustria - prosegue il presidente - e' convinta che il territorio abruzzese deve essere tutelato e promosso, ma puo' e deve contemperare l'impiego di tutte le sue potenzialita' economiche. Sosteniamo con convinzione e da protagonisti i progetti che riguardano la Via Verde e la Costa Trabocchi, come lo sviluppo delle fonti rinnovabili e la Green Economy. Confindustria chiama al dialogo e invita ad un confronto pubblico, aperto e basato su elementi concreti e non su pregiudizi, tutte le componenti sociali, sindacali, politiche, economiche interessate alla questione energetica. L'ambiente, la sicurezza, la qualita' della vita sono patrimonio di tutti e non solo di pochi eletti. Solo pensando ad uno sviluppo integrato potremo portare la nostra Regione fuori dalle secche della crisi. Tutti i settori produttivi hanno la stessa dignita', e meritano rispetto, attenzione, e diritto di essere riconosciuti protagonisti della ripresa, contribuendovi con le proprie capacita' e le proprie risorse. O le imprese e i lavoratori del settore energetico, gia' colpiti dalla crisi generale, dopo l'anatema devono attendersi anche la scomunica?, si chiede infine Primavera.

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