Un modello di banca legato al territorio e incentrato su una visione positiva della persona, può aiutare il Paese a uscire dalla crisi. È questo, in sintesi, il giudizio emerso ad Atessa nel corso del convegno "Il credito cooperativo: un modello vincente per lo sviluppo dell'economia locale", promosso da Bcc Sangro Teatina, il più antico istituto di credito cooperativo dell'Abruzzo e del Molise, che quest'anno compie centodieci anni, che si è svolto stamattina, 15 giugno, al teatro comunale "A. Di Jorio" di Atessa.
Alla densa mattinata hanno partecipato autorità istituzionali ed economisti, coordinati dal bravo e puntuale giornalista Giulio Borrelli. Il convegno si è aperto con i saluti di Pier Giorgio Di Giacomo, presidente di Bcc Sangro Teatina, Alfredo Savini, presidente della Federazione Bcc Abruzzo-Molise, Luigi Bettoni, direttore Banca d'Italia filiale de L'Aquila, Nicola Di Santo, presidente Credito Trevigiano, Giovanni Giove, della prefettura di Chieti, Alfredo Castiglione, vicepresidente della Regione Abruzzo, Enrico Di Giuseppantonio, presidente della Provincia di Chieti, Nicola Cicchitti, sindaco di Atessa e un messaggio registrato di mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto.
L'economista Marcello De Cecco ha ricordato come "in Italia la crisi finanziaria ha pesantemente aggredito l'economia, fortemente collegata a quella mondiale. Così, oggi, la crisi è più grave del '29: noi non ce ne siamo accorti per il nostro sistema di welfare che ci vogliono togliere, perché oggi purtroppo le decisioni che contano non vengono prese in Italia, e sono fatte per favorire le grandi banche. Purtroppo, l'economia "di carta" è ripartita alla grande: i prodotti derivati ci sono come prima. Solo Draghi è stato capace di salvare il sistema europeo. Le Bcc hanno resistito perché sanno fare rete più di altri perché lo fanno da prima di altri, riempiendo spazi lasciati liberi da banche più impegnate in finanza che in sostegno all'economia reale".
Il rettore dell'Università di Teramo, Luciano D'Amico ha contestualizzato ulteriormente il ruolo del credito cooperativo abruzzese, che in Val Di Sangro "si è affiancato ad altri due miracoli: la meccanizzazione dell'essiccatura della pasta inventata da Filippo De Cecco e l'avvento della ferrovia Sangritana. Questi tre movimenti furono un cambio epocale, che favorirono la creazione di professionalità in grado di sostenere lo sviluppo di cose nuove, lasciando quelle vecchie che non producevano più valore. Oggi serve lo stesso sforzo di responsabilità, lo stesso rischio. Così, oggi il credito cooperativo può tornare a puntare sui giovani e sulle nuove idee e le nuove imprese, per permettere di uscire dalla crisi".
Il professor Cafaro ha ricordato come "le banche di credito cooperativo hanno realmente incarnato il concetto di caritas in veritate: sono esperienze di persone che, specie nelle difficoltà, danno senza volere in cambio, in una logica di dono che dovrebbe tornare a caratterizzare le relazioni economiche". Azzi, infine, ha ricordato come "Il futuro del credito cooperativo è il futuro delle piccole imprese italiane Dipende dall'economia globale, dalle normative (siamo piccole imprese bancarie, e come le pmi soffochiamo nella burocrazia); ma dipende da noi: dobbiamo essere imprenditori efficienti, e puntare sulla formazione identitaria, non solo specialistica e professionale. Lavorare in Bcc è un'altra cosa rispetto al lavoro in altre banche. Per noi, le relazioni sono tutto".
La mattinata si è conclusa con la premiazione dei dipendenti che lavorano in Bcc da venticinque anni: Rosanna Tano, Concetta Marcucci, Franca Di Nella, Mario Berardi, Mario Di Giacomo, Vittorio De Marco, Nicoletta Falasca, Enrico Fidelibus, Marisa Nozzi, Antonino Mastrangelo, Vincenzo Piccirilli, Domenico Sciartilli, Valerio Ricciuti, Ferdinando Ulisse, Romeo Coccia, Camillo Di Sario, Annamaria Ciarniello, Antonella Mancini, Fabrizio Di Marco.
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