Braccia incrociate alla Italcementi, ''piu' di 800 lavoratori in piazza'' a Bergamo giunti da tutta Italia per protestare contro la ''la scelta unilaterale di chiudere 3 dei 15 stabilimenti in Italia''. E' il resoconto della protesta di oggi di Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil che si e' svolta proprio nel cuore pulsante del gruppo per protestare contro con il ritorno, sottolinea Marco Boveri della Filca-Cisl, ''delle maschere bianche'' che un anno erano gia' sfilate davanti alla sede del Gruppo. Secondo i sindacati, come spiega il segretario generale della Fillea-Cgil Mauro Livi, l'azienda ''non sta rispettando gli accordi sottoscritti a gennaio 2013'', che ''prevedevano il ricorso alla cassa integrazione a 24 mesi per 689 lavoratori e nessun ulteriore intervento strutturale'', mentre il governo ''non ha fatto e non sta facendo niente per rilanciare gli investimenti ed il lavoro, per uscire dalla crisi''. Dal canto suo l'azienda ha replicato che ''gli impianti di produzione del cemento in Italia, oggi, sono utilizzati al 30-35% delle loro potenzialita''' e che dunque ''l'ulteriore peggioramento della situazione di mercato nel primo semestre 2013 ha richiesto un aggiornamento'' del piano concordato con i sindacati, ''con la sospensione da febbraio 2014 di ogni attivita' produttiva a Scafa e Monselice''. Italcementi lamenta la ''posizione sindacale critica circa la revisione del percorso'', con le annunciate chiusure, che, secondo l'azienda e' una ''ipotesi coerente con gli accordi in essere'', dato che ''e' stata riconosciuta da tutti la forte negativita' di mercato''. Da qui la richiesta dell'azienda di allargare al ministero del Lavoro l'attuale tavolo aperto al ministero dello Sviluppo economico, per la ''costituzione di un tavolo di regia nazionale e per la verifica delle agibilita' relative alle coperture sociali''. I sindacati, intanto, hanno in cantiere nuove iniziative, con altre 8 ore di sciopero da utilizzare, che pero' saranno gestite territorialmente dalle Rsu.
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