Le novità metodologiche introdotte nella realizzazione del nono Censimento dell'Industria e dei Servizi consentono, per la prima volta, di analizzare alcune caratteristiche dei lavoratori dipendenti quali i caratteri demografici (genere, età, luogo di nascita) e la qualifica professionale, congiuntamente alle caratteristiche delle unità locali delle imprese presso cui lavorano. Con riferimento alle imprese, dai risultati del Censimento del 2011 emerge che su un totale di 11,3 milioni di lavoratori dipendenti, il 53,6% ha la qualifica di operaio (più di 6 milioni), il 36,9% di impiegato. Quote più basse si registrano per le qualifiche più alte, i Dirigenti rappresentano lo 0,98% e i Quadri il 3,71%. La quota di operai sul totale dei dipendenti è più alta nel Sud e Isole (rispettivamente 63,3% e 58,3%) rispetto al dato nazionale (53,5%) mentre nel Nord-ovest si registrano le più alte concentrazioni di quadri (5%) e dirigenti (1,6%). I settori in cui si riscontrano le quote più consistenti di quadri e dirigenti sono le Attività finanziarie (29,7% di quadri e 2,5% di dirigenti) e i Servizi di informazione (9,8% di quadri e 2,6% di dirigenti). La figura di Operaio ha un peso maggiore nelle Attività agricole manifatturiere e nelle Costruzioni (rispettivamente 80,3 e 73,3%), per un totale di 4,3 milioni di dipendenti, ben al di sopra del totale nazionale (38,7%). I settori dei Servizi di informazione e dell'Istruzione/Sanità mostrano la percentuale più alta di Impiegati.
Per completare il quadro sulle caratteristiche strutturali del sistema economico italiano, l'Istat diffonde i dati sulle unità locali delle imprese, delle istituzioni pubbliche e delle istituzioni non profit relativi alle loro principali caratteristiche: forma giuridica, attività economica, risorse umane impiegate e localizzazione territoriale. Le informazioni rilevate a livello di unità locale consentono di analizzare le caratteristiche produttive e lavorative del nostro territorio, a partire dai dati comunali. L'unità locale rappresenta infatti il luogo elementare in cui sono svolte le attività e dove sono effettivamente occupate le risorse umane. Complessivamente, le imprese, le istituzioni pubbliche e le istituzioni non profit si articolano sul territorio in 5.219.069 unità locali, che danno origine a 19.946.950 posti di lavoro (addetti indipendenti e dipendenti). Le unità locali afferenti al sistema delle imprese sono 4.775.856 (pari al 91,5% del totale), 347.602 quelle delle istituzioni non profit (6,7%) e 95.611 le unità locali delle istituzioni pubbliche (1,8%).
La presenza di dati a livello di unità locale consente anche di analizzare in che misura l'occupazione incide sui cittadini dei territori in cui sono svolte le attività economiche. Rapportando il numero complessivo di addetti delle unità locali alla popolazione residente delle regioni, la provincia autonoma di Bolzano presenta il rapporto più elevato (47 addetti per 100 abitanti), seguita da Valle d'Aosta (44), provincia autonoma di Trento (43), Lombardia e Emilia Romagna (entrambe con 41 addetti). Nelle restanti regioni del Nord e del Centro il valore del rapporto è superiore alla media nazionale (pari a 34 addetti) in tutte le realtà del Sud i valori sono inferiori. Il rapporto è di 28 addetti su 100 residenti per le imprese, cinque addetti nelle istituzioni pubbliche e 1 addetto nelle istituzioni non profit (medie nazionali). Rapportando gli addetti delle unità locali alla popolazione residente nelle province, è sempre Milano a collocarsi al primo posto con oltre 50 addetti per 100 residenti, mentre Roma scende al 26esimo posto con 38 addetti. Valori significativamente superiori alla media nazionale (con più di 40 addetti per 100 residenti) si individuano nella maggior parte delle province dell'Emilia-Romagna (Bologna, Parma, Modena, Reggio nell'Emilia, Rimini, Forlì Cesena) e nelle province di Aosta, Firenze (prima provincia per il Centro Italia), Trento, Padova, Vicenza e Belluno. La prima provincia del Sud in termini di addetti per 100 abitanti è Teramo (al 57esimo posto della graduatoria provinciale, con 33 addetti per 100 abitanti), seguita da Chieti, Pescara, L'Aquila, Olbia Tempio e Bari (con valori compresi tra 32,4 e 27,9 addetti per 100 abitanti)
La graduatoria degli incrementi complessivi degli addetti a livello provinciale è guidata da Rimini (+13,1%), seguita da Latina (+12,3%), Roma (+11,9%), Ragusa e Palermo (entrambe con un incremento pari al 10,3%). Considerando le peculiarità dei diversi settori istituzionali, la crescita maggiore di addetti alle unità locali delle imprese si registra in quattro province del Sud: Crotone (+20,3%), Reggio di Calabria (+20,1%), Ragusa e Catania (entrambe con +20%); seguono Roma (+18,3%), Catanzaro (+17,7%) e Latina (+16,5%). Complessivamente sono 53 le province che presentano un incremento del numero di addetti alle unità locali delle imprese superiore all'incremento medio nazionale (pari a +4,5%), per 26 province l'incremento è più del doppio di quello medio nazionale. Gli addetti alle unità locali delle istituzioni pubbliche diminuiscono in quasi tutte le province, ad eccezione di Aosta, Ogliastra, Olbia Tempio, Rimini, Modena, Siena e Pisa. Lo sviluppo del settore non profit si conferma diffuso su tutto il territorio, tanto che soltanto otto province su 110 presentano un andamento negativo del numero di addetti impiegati nelle unità locali. Le province con l'incremento di addetti più elevato nel settore sono Carbonia Iglesias (+169,8%), Lodi (+167,2%), Biella (+130,8%), Mantova (+127,5%), Avellino (+107,9%) e Sondrio (+102,7%).
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