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Pubblicato il 01/05/2013 09:09

In Abruzzo cresce il numero di occupati

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Dati di Italia Lavoro. Tra il 2007 e il 2012, l’unica regione meridionale che ha presentato un miglioramento è l’Abruzzo con 13 mila lavoratori in più

La crisi occupazionale attraversa tutto il Paese con poche eccezioni. Il bollettino periodico realizzato da Italia Lavoro, in base a dati Istat regala però una sorpresa positiva per l'Abruzzo. Tra il 2007 e il 2012, l’unica regione meridionale che ha presentato un miglioramento è l’Abruzzo con 13 mila lavoratori in più (+2,7%), mentre l’aumento più consistente si registra in Trentino Alto Adige (+7,2%), seguito da Lazio (+3,2%), Emilia Romagna (+2,9%), Toscana (+2,9%) e Veneto (+2,4%).

La scelta del 2007 come anno di riferimento di partenza non è casuale: basta considerare come proprio quell’anno, precedente all’attuale crisi, siano stati registrati a livello nazionale il più basso tasso di disoccupazione e parallelamente il più alto tasso di occupazione (figure 1 e 2), rispettivamente al 6,1% e al 58,7%.

In termini assoluti, nel 2012, rispetto al 2007, si sono persi circa 50 mila occupati (per una variazione tendenziale pari a -0,2 punti percentuali), mentre il numero delle persone in cerca di lavoro è cresciuto in cinque anni dell’82,5%, per un totale di circa 1 milione e 240 mila individui Prima dell’analisi provinciale è stato esaminato a livello regionale l’andamento delle forze lavoro (occupati + persone in cerca) e degli inattivi nel periodo in analisi. Nove sono le regioni che hanno registrato nel 2012 un calo del numero degli occupati rispetto al 2007, sette nel Meridione e le altre due nel Nord (Friuli Venezia Giulia e Liguria).

Il calo più rilevante è stato segnato dalla Campania (-6,7%), seguita dalla Sicilia (-5,3%) e dalla Calabria (-5,1%). Queste tre regioni, complessivamente, hanno perso negli ultimi sei anni 223 mila occupati.

In linea generale si evince che nelle regioni del Centro-Nord Italia - con l’aggiunta dell’Abruzzo - si registra un aumento delle forze di lavoro, dovuto all’incremento degli occupati e delle persone in cerca di occupazione. Per quando riguarda invece i trend occupazionali a livello provinciale il quadro è più complesso. Sono solo 18 le province che hanno conosciuto un aumento dell’occupazione, ma supera in nessun caso supera il 3%; si tratta di Pescara, Livorno, Nuoro, Pesaro-Urbino, L’Aquila, Isernia, Bolzano, Lucca, Catanzaro, Alessandria, Brindisi, Como, Viterbo, Padova, Taranto, Terni, Prato e Pavia. Al contrario, le province con il calo occupazionale più significativo sono Ascoli-Piceno (-9,7%), Ragusa (-6,5%), Chieti (-5,5%) e Cosenza (-5,1%), seguite da Campobasso, Napoli, Trieste, Perugia, Ravenna, Vibo Valentia, La Spezia, Benevento, Palermo, Reggio Calabria, Enna, Avellino e Imperia, che registrano, invece, un calo che varia tra il -4,7% e il -4%. Al di sotto della media nazionale, pari a -1,9%, si collocano grandi città come Bari, Roma, Torino, Firenze, Venezia e Genova

Considerando le persone in cerca di occupazione, si rileva che nessuna realtà territoriale registra un calo delle persone in cerca. Le regioni che si collocano al di sopra della variazione della media nazionale (+82,5%) sono tutte del Centro-Nord del Paese, oltre all’Abruzzo. In queste regioni il numero di coloro che hanno intrapreso un percorso per accedere al mercato del lavoro, è aumentato rispetto al 2007, arrivando a toccare quota pari al +163% per l’Emilia Romagna, seguita dalla Valle D’Aosta (+132,3%) e dalle Marche (+128,3%).

Questo dimostra un maggiore dinamismo del mercato del lavoro, infatti abbiamo sia un aumento di occupati sia di disoccupati; interessante il dato che vede l’Abruzzo staccarsi dal Mezzogiorno e collocarsi al di sopra della media nazionale, con un aumento di chi cerca lavoro pari a 28 mila unità.

Le altre regioni meridionali e il Lazio si collocano al di sotto dell’82,5% della media italiana, con la Sicilia (+44,1%) e la Puglia (+43,2%) agli ultimi posti. Per il fenomeno dell’inattività l’analisi regionale è di particolare interesse. La maggior parte delle regioni presenta una diminuzione del numero degli inattivi nell’arco temporale in analisi, a eccezione di Emilia Romagna, Molise, Sicilia, Umbria e Campania, le quali presentano un aumento che varia tra il 2,9% e lo 0,1%. Il calo più rilevante si registra in Sardegna (-7,9%), seguita da Piemonte (-7,1%), Trentino Alto Adige (-4,3%) e Toscana (-3,4%), mentre quello più contenuto, meno dell’1%, si osserva in Basilicata e Lombardia (tabella 4).

 

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