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Pubblicato il 08/06/2013 07:07

Metro di San Giovanni Teatino, licenziati 20 dipendenti su 84

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Sei hanno scelto il licenziamento volontario, perche' vicini alla pensione

La societa' Metro Italia Cash & Carry Spa, che gestisce l'ipermercato all'ingrosso 'Metro' di San Giovanni Teatino, ha proceduto al licenziamento di 20 degli 84 dipendenti del punto vendita. La procedura di mobilita' avrebbe dovuto riguardare 26 lavoratori, ma tre di loro si sono detti disponibili a trasferirsi in altre citta' e altri tre ad effettuare turni notturni. Lo fa sapere il segretario della Fisascat-Cisl, Davide Frigelli.

Dei 20 lavoratori, sei hanno scelto il licenziamento volontario, perche' vicini alla pensione. L'azienda ha proposto ai dipendenti un incentivo di 18mila euro lordi per i contratti full time e di 7mila euro lordi per i part time nel caso in cui decidano di non impugnare il licenziamento. In pochi - solo coloro che ne avevano convenienza, magari perche' vicini alla pensione - hanno accettato.

'Ora la partita si sposta in tribunale - annuncia Frigelli - perche' e' ovvio che coloro che non hanno accettato l'incentivo presenteranno opposizione ad un licenziamento ingiusto'.

Nelle ultime settimane i sindacati di categoria, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, tra scioperi, presidi e manifestazioni dei dipendenti, lanciando anche un appello alle istituzioni locali, si sono battuti per salvare le sorti dei lavoratori, criticando in particolare il fatto che le procedure di mobilita' siano state avviate senza prevedere l'utilizzo degli ammortizzatori sociali. 

"Metro Italia, dopo 40 anni di relazioni sindacali e una storia contrattuale altrettanto lunga, decide per la prima volta di licenziare unilateralmente i lavoratori, chiudendo una mobilita' senza accordo con le organizzazioni sindacali". E' quanto si legge in una nota della Filcams Cgil. "A Sambuceto  - racconta Giuliana Mesina, segretaria nazionale della Filcams Cgil - in un territorio dove il mercato del lavoro stagna piu' che altrove, i sindacati hanno tentato di trovare un terreno di condivisione, mai sottraendosi alla dolorosa conta degli esuberi, e fino alla fine abbiamo trovato una posizione rigida, indisponibile: l'azienda poneva condizioni inaccettabili, non solo per i sindacati, ma soprattutto per la legge italiana".

La legge prevede infatti la rotazione fra lavoratori, onde poter condividere l'onere fra piu' persone e salvaguardare l'aspetto solidale di questo ammortizzatore sociale. Metro si e' opposta fin da subito, temendo di non poter in questo modo abbattere i livelli occupazionali nella misura in cui aveva deciso, nonostante si fossero gia' palesati dei volontari e delle disponibilita' al trasferimento in altre sedi.

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