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Pubblicato il 10/07/2014 12:12

Silvio Di Lorenzo replica alla Honda

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La querelle tra la Honda Italia e Silvio Di Lorenzo si arricchisce di un nuovo capitolo. L'ex dirigente, attuale presidente della Camera di Commercio di Chieti, in una lunga lettera replica a quanto apparso sugli organi di stampa in questi ultimi giorni. 

La lettera di Silvio Di Lorenzo

Dopo 64 anni di lavoro, di impegno, di ostacoli superati e di obiettivi raggiunti, non immaginavo di diventare oggetto di articoli di cronaca giudiziaria. Sono spiacevolmente sorpreso e amareggiato per aver dovuto apprendere dai giornali, dal web, dalla tv, di un'azione legale nei miei confronti, prima ancora di ricevere alcuna citazione. Non comprendo questo iter, non ci sono abituato ma mi riserverò di difendere e tutelare la mia immagine professionale lesa in questi giorni nelle dovute sedi. Desidero, però, ricordare un pezzo significativo della storia e dei risultati ottenuti dalla Honda dove sono entrato nel 1982, quando si producevano 10.000 moto all'anno con 200 dipendenti. Tra il 2006 e il 2008, abbiamo raggiunto una produzione di 170.000 moto/scooter all'anno, 700.000 motori power, 780 milioni di euro di fatturato con circa 1.000 dipendenti e un indotto di circa 20 aziende con 100 milioni di euro di sub-fornitura. Oggi, sento parlare di 50.000 pezzi all'anno per prodotti di ben altra tecnologia, di fermi produttivi per mancanza pezzi, di cassa integrazione e dello stabilimento produttivo completamente staccato dalle vendite.

Io mi prenderò le mie eventuali responsabilità, qualora accertate, ma nascondere l'attuale situazione di stallo, le evidenti difficoltà, addossando le colpe ad altri, o addirittura alle scelte di Confindustria su varie nomine, non mi sembra il modo giusto di affrontare il problema. Ricordo che negli anni la Honda Italia ha mantenuto uno stretto legame con tutti gli stakeholders del territorio.

Tutta questa vicenda ha avuto un percorso anomalo, tra annunci, smentite, silenzi. Non amo le ambiguità e le situazioni che danno adito a interpretazioni spesso sbagliate. Per questo ho deciso di scrivere una lettera al Presidente della Honda Italia, ricordandogli e spiegandogli che le scelte e le decisioni aziendali sono state condivise negli anni con altri 9 dirigenti italiani (responsabili di tutte le divisioni aziendali), con il Comitato Esecutivo aziendale, con il CdA della Società, con il Collegio Sindacale e la Società di Revisione e Certificazione.

 

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