Cresce il numero di chi fa l'agricoltore per scelta, pur provenendo da formazioni diverse: delle 158 mila aziende 'under 40', il 39% e' guidato da new entry del settore, senza essere 'figli d'arte'; un tempo, invece, in campagna ci si nasceva e il mestiere si ereditava dai genitori. Lo afferma l'Agia-Associazione dei giovani imprenditori della Cia, sulla base di un sondaggio presentato oggi a Teramo durante la Festa nazionale dell'Agricoltura della Confederazione italiana agricoltori. Giovani con un tasso di scolarizzazione molto piu' alto della media del comparto, dove il 30% e' laureato e solo il 43% ha studiato agraria, il restante 57% e' costituito da ingegneri (21%), economisti (18%), psicologi (7%), veterinari (9%) fino ai laureati in giurisprudenza (3%) o lettere (14%). A dimostrazione del fatto che i giovani credono ancora nell'agricoltura come sbocco professionale, dove 1 agronomo su due trova lavoro entro 1 anno dal conseguimento del titolo e quasi 1 su 3 con contratto stabile. E ancora in 8 casi su 10 sono stati aiutati dalla famiglia nella fase di start-up per l'acquisto della terra (65%), per i macchinari (45%) e per la burocrazia di partenza (56%), a dimostrazione che nel settore, soprattutto per i giovani, il 'credit crunch' e' ancora molto forte.
Alla base di questo fenomeno nuovo che sta attraversando il comparto ci sono più fattori. Quasi il 45 per cento di questi imprenditori "young" decide di investire in agricoltura dopo esperienze lavorative concluse negativamente nei comparti più vicini alla propria preparazione. Il 33 per cento dichiara di aver scelto l'agricoltura più per la qualità della vita in campagna che per le reali prospettive offerte dal settore. Mentre il restante 22 per cento è stato coinvolto nella scelta da amici e conoscenti, con cui poi ha iniziato l'esperienza lavorativa in azienda
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