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Pubblicato il 15/02/2013 12:12

Ruby Calls: “l’artista è chi crea un enigma da risolvere”

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di Giulia Grilli

L'uomo ha bisogno di comunicare, di trovare delle forme creative di espressione. Si possono prendere appunti per trasformare in parole i propri pensieri su un classico diario, o su una Moleskine che va tanto di moda. Oppure si può optare per le immagini, la forma più immediata per descrivere tutto quello che il nostro occhio è in grado di osservare. Ruby Calls ha scelto di utilizzare la fotografia per documentare e comunicare la sua vita, creando una serie di annotazioni della quotidianità.

 

Ruby ha trent'anni, ed è impiegata in un'impresa di pulizie condominiali. Ha studiato fotografia e grafica pubblicitaria presso l'Istituto Statale D'Arte Vincenzo Bellisario di Pescara. Il lavoro è il mezzo che le permette di vivere e di pagare il mutuo della sua casa nel quartiere San Donato, che divide con la sua compagna e due meravigliosi gatti. Capelli lunghissimi e neri, figura esile, jeans stretti e camicia di flanella a quadri rossi e verdi. Ruby sembra uscita da un concerto punk degli anni '90. E' una donna comune, di quelle che passano inosservate, che non si truccano e che vogliono sembrare invisibili. Sembra quasi che non esista.

 

Da giovanissima faceva parte del gruppo di writers PescarArt, e girava per la città ad imbrattare muri con le bombolette in compagnia di Dizney, Neon e Ossigeno. E quando non era lei a prendere i colori in mano, passava il tempo a fotografare i graffiti dei suoi amici. Un passato in mezzo alla strada di cui sembra portare ancora le cicatrici. Perché Ruby adesso ha bisogno solo dell'intimità della sua tana, del calore di una casa, lontano dal frastuono urbano e dai muri colorati.

 

Ogni mattina esce presto per andare a lavorare, e porta con sé la sua macchinetta compatta con rullino da 36. Non si definisce una fotografa, e non è legata in alcun modo alla tecnica, che sembra non interessarle più di tanto. "Per me la fotografia è lo strumento per prendere nota di quello che mi circonda, di quello che vivo ogni giorno. Io scatto per immortalare oggetti, luci, colori e memorie visive".

 

Ruby non fa parte dell'era digitale. Ha uno strano attaccamento al caro e vecchio rullino, a quei 36 scatti che non si possono visualizzare immediatamente. "I miei appunti fotografici restano intrappolati nel rullino, fino a quando non è finito. Solo dopo aver rivisto tutto il materiale mi rendo conto che, troppo spesso, mi dimentico del perché il tempo si sia fermato proprio in quel click". In seguito ad aver visionato i negativi, e aver scelto gli scatti più interessanti, Ruby scannerizza le immagini migliori per adattarle al mezzo di comunicazione più potente, Internet.

 

Non pensa di essere una vera creativa, e per lei non è importante etichettarsi in alcun modo. Vivendo la quotidianità e documentandola, è però possibile affermare che Ruby viva un suo processo artistico. "L'artista non è colui che meglio riesce nell'opera, bensì colui che induce il pubblico a porsi delle domande. Chi dipinge ad olio in maniera eccellente, per me resta un bravissimo artigiano se dietro ai suoi quadri non ci sono un discorso e un pensiero che li giustifichino. L'artista non è colui che trova soluzioni, ma chi crea enigmi da risolvere".

 

E oltre alla fotografia, Ruby disegna, pubblicando i suoi "schizzi" ad acquerello sulla rivista di scrittura compulsiva http://collyermag.blogspot.it . "Disegno da quando sono piccola, dai fogli ai muri. Un mio vecchio amico che frequentava con me l'istituto d'arte, dopo aver visto i miei disegni su Tumblr (http://rubycalls.tumblr.com/) mi ha contattato per le illustrazioni del magazine online. Non potevo rifiutare, non potevo tirarmi indietro da un progetto che rispecchia il malessere sociale che in molti vivono".

 

Ruby è la rappresentazione dell'adattamento a una società che non funziona. E' essa stessa prodotto della società, dalla quale si nasconde. La sua amata macchinetta le permette di portare all'interno della sua vita tutto ciò che accade all'esterno, come se fosse una spettatrice passiva. Eternamente legata alla sua città di origine, che un tempo ha vissuto come uno studio a cielo aperto per via del writing, preferisce però rifugiarsi in un mondo ovattato perché "Pescara è magnifica, peccato per i pescaresi", affermazione che troppo spesso riempie le bocche dei giovani. "Il pescarese crede di saper fare tutto, è bravo a criticare il tuo operato, è snob, ma alla fine non è bravo a creare. E' troppo facile polemizzare senza trovare soluzioni".

 

Ruby Calls è una donna, una maschera, un'armatura, perché nessuno potrebbe avere realmente un nome del genere. Eppure la sua fotografia esiste davvero (http://www.flickr.com/photos/rubycalls/), tanto quanto il progetto di esporre i suoi scatti in una mostra. Probabilmente, un giorno, la si potrà incontrare nello spazio che ospiterà la sua esposizione e darle un volto. O forse, resterà un enigma irrisolto.

 

  

 

 

 

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