Era il 1963 quando il teatro Pomponi di Pescara venne raso al suolo. Crollò solo grazie alle cariche esplosive perché era stato costruito con il cemento armato. Fu quella la prima e profondissima ferita in termini culturali che la città dovette subire nell'era del dopoguerra. La storia recente, invece, vede il completo abbandono e la chiusura del Michetti, ancora oggi in disuso dopo l'acquisto da parte del Comune. Numerose sono state le promesse di una riapertura da parte dell'ultima amministrazione, quella attualmente in corso. Ma di quel gioiello dimenticato non se n'è fatto niente. Troppi i soldi necessari per svolgere i lavori, troppo misere le risorse nelle casse.
I giorni nostri, invece, segnano la crisi di un'entità artistica che per quasi un decennio ha fatto parlare di sé in quel di Pescara, scavalcando la tradizione e imponendo un nuovo filone di sperimentazione in termini di contenuti. Questo era il Teatro Immediato. Nato nel 2004, il progetto ha subito una battuta d'arresto nell'estate 2013 in seguito allo sfratto dal piccolo locale in via Gobetti. Da allora, l'assenza di uno spazio ha reso difficoltosa l'organizzazione di rassegne, stagioni e laboratori.
"Non c'è stato un accordo con la nuova proprietà, il contratto di locazione era al termine, per cui ci siamo ritrovati senza una sede" spiega Edoardo Oliva, direttore artistico del Teatro Immediato, uno dei pochi superstiti di una famiglia che in passato contava molti membri. "Da quel momento la squadra ha subito delle modifiche, perché ognuno ha avuto le proprie esigenze. Oggi il team è composto da me, Vincenzo Mambella, Valeria Ferri, Francesco Vitelli e Giulia Oliva".
Ma cosa è rimasto del Teatro Immediato? Privato della propria tana, e modificatosi nella forma, il progetto ha cambiato pelle per continuare ad affermare la sua esistenza. "Nel 2014 abbiamo collaborato con il Teatro di Città Sant'Angelo, proponendo un'interessantissima stagione, mentre io sono stato nominato direttore artistico del Teatro Marrucino di Chieti" racconta ancora Oliva.
Animato da una passione irrefrenabile, Edoardo ha dato vita, sempre nello stesso anno, a un festival teatrale, la Cultura dei Legami che, realizzato grazie al sostegno economico della Fondazione Aria, ha raccolto un grande numero di spettatori e il consenso del pubblico.
E poi? Cosa è successo nel 2015? "Ci siamo dovuti fermare con le attività" afferma amareggiato il direttore artistico, "abbiamo solo lavorato alla progettazione della seconda edizione della Cultura dei Legami che vorremmo lanciare a gennaio 2016. Ora, però, senza fondi, aiuti pubblici e un palco abbiamo bisogno del nostro pubblico. Per questo siamo ricorsi al crowdfunding".
Basta andare sul sito www.teatroimmediato.it per trovare tutte le informazioni in merito, e per donare un piccolo contributo a sostegno dell'unicità di questo microcosmo creativo che cerca di sopravvivere nell'incertezza sia del presente che del futuro. E questo suona proprio come un grido d'appello.
"Sono trascorse due settimane da quando abbiamo lanciato il crowdfunding e sono stupito dal calore delle persone, dal sostegno di chi vorrebbe darmi i soldi anche in mano per aiutarci a realizzare il nostro lavoro" aggiunge Oliva.
In città, tanti sono gli spazi inutilizzati che potrebbero essere assegnati al Teatro Immediato, quanto meno per importanza storica del progetto, ma da due anni nulla si è mosso. Un tempo ruotava tutto attorno a quel piccolo locale in via Gobetti nel quale erano stati organizzati numerosi laboratori che alimentavano le casse dell'associazione culturale, la quale poteva, in questo modo, autofinanziarsi. Gli introiti permettevano di dare vita a stagioni teatrali, rassegne e collaborazioni importanti . In mancanza di un luogo identificativo le attività sono cessate, e le tasche si sono svuotate. Oggi non c'è nemmeno un palco dove poter fare le prove.
Ma perché è così difficile trovare una sede? "Non lo so" afferma il direttore artistico, "credo che il problema sia una mancata presa di posizione da parte delle amministrazioni. Tante sono le associazioni che desiderano uno spazio dove poter svolgere le proprie attività, ma per accontentare tutti alla fine la politica evita di fare delle scelte".
E se la raccolta di fondi privati non andasse a buon fine? E se la ruota girasse male, malgrado gli sforzi e l'impegno? "Se qualcuno pensa che il Teatro Immediato possa scomparire può mettersi l'anima in pace. Io continuerò a fare spettacoli anche per strada!" conclude un Oliva agguerrito. "Il futuro, per ora, resta una speranza, non saprei dire dove e in che situazione potrei ritrovarmi tra qualche anno. Ciò nonostante, non ho alcuna intenzione di arrendermi perché la mia vita artistica si svilupperà ancora in questa città".
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