A 16 anni dal ricorso, il Consiglio di Stato ha annullato, per una mancata trascrizione dei criteri di valutazione, un concorso per funzionari bandito dal Comune dell'Aquila nel lontano 1996. Un caso nato dal ricorso di una concorrente risultata non idonea che ora potrebbe anche costare caro al Comune capoluogo, se i due funzionari che, per effetto dell'annullamento, rischiano di perdere il posto di lavoro dovessero chiedere il risarcimento dei danni, a colpi stimati di 3 milioni di euro per ciascuno. Non rischiano invece il posto, e non hanno motivo di chiedere risarcimento, i vincitori del concorso Paolo Costanzi, oggi direttore del settore Attivita' amministrativa del Consiglio regionale d'Abruzzo, ed Elena Sico, dirigente regionale dell'Ufficio monitoraggio delle politiche finanziarie e responsabile dell'anticorruzione della Giunta. Entrambi, infatti, secondo quanto si e' appreso hanno vinto negli anni successivi altri concorsi e si sono dimessi da tempo dalla carica di funzionario ottenuta con il concorso del 1996. Da manuale, e non certo delle buone pratiche, l'annosa vicenda processuale. Tutto ha avuto inizio quando una concorrente risultata non idonea, Lorella Giammaria, ha chiesto l'accesso agli atti e si e' resa conto che il punteggio sugli elaborati era stato attribuito senza che la commissione avesse prima fissato i criteri e le modalita' di valutazione, come per esempio la capacita' di sintesi, l'aderenza del contenuto alla traccia e la completezza dell'argomentazione. Nel 1999 la donna ha deciso cosi' di fare ricorso al Tribunale amministrativo regionale. Nel 2002 il Tar ha respinto, pero', tutte le argomentazioni della ricorrente, sulla base di una precedente sentenza del Consiglio di Stato che diceva che il voto e' auto-motivante, cioe' esprime in se' la valutazione tecnica della commissione. Non occorreva, insomma, trascriverla nei verbali, era implicito che i criteri fossero stati adottati. La concorrente pero' non si e' data per vinta, e nello stesso anno ha presentato appello al Consiglio di Stato, organo di secondo grado della giustizia amministrativa. Il fascicolo dell'appello e' rimasto anni e anni in qualche scaffale, finche' l'anno scorso i giudici hanno finalmente proceduto a esaminarlo, e lo scorso 14 aprile, dopo 16 anni dal ricorso e 19 dal concorso, hanno ribaltato clamorosamente la sentenza del Tar.
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