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Pubblicato il 27/04/2015 08:08

Italicum, Renzi vira verso la fiducia

l'aria che tira

Tra i renziani la questione di fiducia sull'Italicum viene data ormai per scontata. Ma Matteo Renzi ostenta tranquillita', convinto che in molti nella minoranza alla fine voteranno la fiducia e gli altri opteranno per non votare, pena una rottura irreparabile dentro il Pd e il governo. Il Quirinale intanto osserva con attenzione ma non interviene su una materia che riguarda strettamente i rapporti tra Governo e Parlamento. In queste ore sono in corso contatti e "sondaggi" dentro il Pd ma nessuna trattativa per cercare di ammorbidire lo scontro interno.

Le posizioni sono cristallizzate e la maggioranza del Pd non si fida della minoranza. "La fiducia si rende necessaria per colpa degli emendamenti delle minoranze interne e dei partiti alleati, sui quali, con la richiesta di voto segreto delle opposizioni, si rischia di affossare la legge", spiegano i renziani, rinviando al mittente la richiesta di Roberto Speranza di una lealta' reciproca. Un muro contro muro che fa crescere le quotazioni del vicecapogruppo Ettore Rosato come nuovo capogruppo anche se i renziani non escludono che alla presidenza del gruppo vada un altro esponente di Area Riformista con l'obiettivo di spaccare la minoranza.

Se viene data per certa la fiducia sul testo della legge, domani o martedi' mattina il governo decidera' se blindare le pregiudiziali di costituzionalita', chieste da Forza Italia. Una prova di forza che, in realta', si vorrebbe evitare ma e' vero che davanti al voto segreto il numero di franchi tiratori di varie parti potrebbe far saltare subito la riforma elettorale. "Con la fiducia si capira' se nel mirino della minoranza ci sia davvero la legge elettorale o il governo", e' la sfida dei renziani, convinti che sia il logoramento di Renzi il vero obiettivo della sinistra. Minoranza che, martedi' mattina, riunira', a quanto si apprende, le varie anime, da Cuperlo a Fassina, dai bersaniani a Bindi e Civati, per tentare di decidere una strada comune sul voto di fiducia messa dal governo e sul voto finale alla riforma.

Pier Luigi Bersani, come Rosy Bindi, Fassina e Civati vengono messi, nel pallottoliere dei calcoli dei renziani, tra coloro che non voteranno la fiducia e potrebbero votare no al voto finale sul testo.

Ma al di la' della frattura interna che l'Italicum allarghera' dentro il Pd, a Renzi interessa solo portare a casa, anche con uno scarto ridotto, la legge elettorale. Per dimostrare, nella campagna elettorale per le regionali, che sta entrando nel vivo, che lui non si fa fermare da nessuno sulla strada delle riforme. E chi cerca di frenarlo, votando contro la fiducia al governo, si assume la responsabilita' di farlo cadere e trascinare il paese alle elezioni. Una situazione di alta tensione che per ora il Quirinale osserva, considerando che ci sia in corso una dinamica tra governo e Parlamento e tra e dentro i partiti tale da non richiedere un intervento del Colle.

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