Il premier Enrico Letta, nella conferenza stampa di fine anno, e' ottimista sul "gioco di squadra" che la nuova generazione al comando - lui, Matteo Renzi e Angelino Alfano - sapra' fare per essere all'altezza della svolta che serve all'Italia. "Non condivido il sospetto che il leader Pd voglia il voto anticipato", garantisce Letta mentre il capo del Pd, quasi in contemporanea da Firenze, conferma che si ricandida a fare il sindaco "per 5 anni" anche se "quello che accadra' nelle prossime settimane, nei prossimi mesi e anni in Italia e' difficile da capire''.
Riforma elettorale e piano sul lavoro saranno il piatto forte del patto di coalizione. Il segretario Pd sembra avere gia' le idee chiare e anche il presidente del consiglio non ha intenzione di tentennare. Ma nemmeno, chiarisce, di confinare se' stesso ad un ruolo di mediazione tra Renzi e Alfano perche' "non sono e non saro' un premier tecnico, serve non la tecnocrazia ma leadership politica: o e' cosi o ne trarro' le conseguenze".
"Prima delle europee dobbiamo avere una nuova legge elettorale", e' il timing del premier in risposta al sindaco che vuole bruciare le tappe con un primo ok della Camera entro gennaio. Ma Letta, a differenza di altri dentro la maggioranza, non teme che la fretta del sindaco sulla legge elettorale nasconda la trappola del voto a maggio. Il sindaco, a quanto si apprende da fonti parlamentari, avrebbe garantito il suo sostegno a Letta fino al 2015 a condizione che poi ci sia il passaggio del testimone nella corsa elettorale alla premiership. D'altra parte, senza rispondere alla domanda se sosterra' Renzi alle prossime elezioni, Letta boccia come "una iattura per il centrosinistra e una fortuna per Berlusconi" le rivalita' a sinistra nel passato. E si dice sicuro che "noi saremo la dimostrazione vivente che una nuova generazione e' capace di vivere in modo diverso la capacita' di fare gioco di squadra". Il primo banco di prova della "svolta generazionale" sara' l'intesa, tutta da cercare, dentro la maggioranza sulla legge elettorale. Il premier non vede nessun pericolo da un dialogo tra il Pd e Forza Italia, "naturalmente - precisa - a partire dalla maggioranza: si cerca un punto di partenza condiviso dentro la maggioranza e poi c'e' un'apertura vera a tutti". Pur precisando che la legge elettorale e' materia del Parlamento e non del governo, Letta condivide di fatto la linea di Maurizio Lupi di cercare una proposta di maggioranza da allargare poi alle opposizioni, Fi compresa.
La svolta generazionale dovrebbe essere, secondo Enrico Letta, il vero motore della ripresa 2014. Ma un programma declinato ancora una volta ''con i verbi al futuro'', come accusa l'opposizione, conserva quell'ombra di incertezza che non incoraggia l'opinione pubblica: la legge di stabilita' sara' basata su un mix di tagli e di tasse (queste ultime preponderanti) e nella stessa maggioranza regna un clima di inquietudine, riassunto dalle senatrici renziane quando invitano il premier ad avere piu' coraggio e a smetterla con la logica dei microinterventi.
Nel complesso il premier cerca anche di venire incontro alle richieste di Renzi sulla politica dell'immigrazione, sulle unioni civili e su una politica del lavoro piu' flessibile, consapevole che comunque si trattera' di raggiungere un accordo di maggioranza da allargare se possibile alle forze dell'opposizione. Ma senza inclinare troppo a sinistra perche' questo metterebbe in grande difficolta' Alfano. Percio' esclude l'ipotesi di un rimpasto e accusa Beppe Grillo di aver superato il limite con le critiche a Napolitano. Il capo dello Stato - scandisce il premier - ha salvato l'Italia, senza mai travalicare i limiti dettati dalla Costituzione. Come dire che il Presidente della Repubblica e la sua strategia restano il vero punto di riferimento per la politica italiana e per cio' che verra'.
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