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Pubblicato il 23/02/2013 10:10

Lo studio dei simboli dei partiti politici

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 Da 'vecchia volpe' a 'topo di Palazzo'. Fino ai piu' recenti cagnolini di Mario Monti e Silvio Berlusconi e al vero e proprio must del 'giaguaro' da smacchiare, cavallo di battaglia di Pier Luigi Bersani: gli animali e il 'bestiario', per ricordare la lezione di Alfredo Cattabiani, vengono costantemente presi a prestito nel linguaggio politico, soprattutto in campagna elettorale. 'Gli animali sono molto presenti nella simbologia araldica e per conseguenza anche politica. Dietro il loro uso, 'ci sono codici che indicano precisi messaggi', spiega all'Adnkronos Claudio Bonvecchio, docente di Filosofia delle scienze sociali all'Universita' dell'Insubria ed esperto di simboli.

'Il giaguaro -spiega lo studioso- e' il simbolo dell'astuzia e della velocita'. Smacchiare l'animale, come spesso ha detto Bersani, vuol dire toglierli la forza. Il cane, invece, nel lessico animal-politico indica la famiglia. Il cane, che non tradisce, e' un messaggio agli elettori. I politici dicono: siamo come voi. Quello adottato dal Cavaliere e' un bastardino, astuto e intelligente come il nuovo padrone, mentre il premier Monti si e' portato a casa un animale con pedigree e anche questo e' nel personaggio'.

Quanto al gatto, 'ha una valenza misteriosa e incontrollabile. Difficile che i politici si facciano raffigurare con un gatto in braccio, come il capo della Spectre in James Bond'. E se scegliessero uccelli, 'prenderebbero l'immagine di un pettirosso, mai un corvo o un pellicano. Se dicessero che versano il loro sangue per i figli, come fa il pellicano che secondo la credenza popolare si lacera il petto per sfamare i piccoli, non prenderebbero un voto perche' nessuno gli crederebbe'. 

 'Dire che un politico e' 'un'aquila -spiega ancora Bonvecchio- significa riconoscergli potenza e acutezza. Saper guardare le cose, come l'aquila che riesce a sostenere lo sguardo del sole. Dire invece asino non solo richiama l'asinita' e l'ignoranza contro cui si scagliava Giordano Bruno, ma rifarsi alla politica di fine Ottocento-inizio Novecento. Un grande vignettista come Gabiele Galantara, ad esempio, paragonava il popolo italiano a un asino paziente che sopporta tutto ma quando si arrabbia non lo controlla piu' nessuno'.

Non e' finita qui. 'Il serpente -sottolinea ancora lo studioso di simboli- e' un'altra parola che 'striscia' spesso in politica e sta ad indicare il cattivo consigliere. Mentre l'elefante e' cifra di stasi, del politico che resta sulle proprie posizioni e il topo e' rimando a chi mira al formaggio dei propri interessi, in maniera furbesca'.

E ancora 'le api rappresentano l'operosita' ma anche l'intelligenza e l'ordine. C'erano api anche sul manto d'incoronazione di Napoleone, e secondo alcuni l'immagine degli insetti, mutuata in politica, risaliva addirittura ai Merovingi e al Priorato di Sion. Ma non e' il caso della politica italiana'.

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