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Pubblicato il 10/12/2013 07:07

Matteo Renzi segretario, i possibili scenari politici

renzi, l'aria che tira

L'elezione di Matteo Renzi alla segreteria del Pd ha portato ai gazebo quasi tre milioni di elettori a dispetto della disaffezione dilagante verso la politica. Si e' compiuta una svolta generazionale (la nuova segreteria ha un'eta' media di 35 anni) che manda definitivamente in pensione la vecchia nomenclatura. Non ha torto Arturo Parisi quando osserva che, a questo punto, Enrico Letta si trova nelle condizioni di un cardinale straniero il cui cammino e' tutto in salita. Ufficialmente i due uomini forti del ''nuovo'' Pd si sono scambiati reciproci attestati di stima e di collaborazione, ma il fatto stesso che il sindaco rottamatore si sia assegnato due mesi di tempo per imporre il proprio segno al partito e al governo la dice lunga sulle sue intenzioni. Due mesi, o poco piu', e' lo spazio della ''finestra elettorale''.

Difficile credere che il vincitore delle primarie sia pronto a condividere un progetto, quello delle larghe intese, che e' agli antipodi della sua filosofia bipolarista senza sostanziali novita' programmatiche. E' probabile piuttosto che il premier debba riscrivere il discorso sulla fiducia che aveva in mente, alla luce delle richieste di Renzi su Europa ed economia. E forse compiere qualche esercizio di equilibrismo sul tratto di strada da fare insieme al Nuovo centrodestra, prima di tornare al voto. Anche il neosegretario, tuttavia, al di la' delle battute alla Pieraccioni, dovra' scendere sul terreno della concretezza, come si aspetta il suo elettorato: indicare le priorita' del programma e una legge elettorale di salvaguardia che consenta di ridare la parola ai cittadini se il quadro politico non dovesse reggere allo stress della novita'.

Gli alfaniani hanno fiutato il pericolo che si annida in un programma a trazione renziana (che sminuirebbe fortemente la carica innovativa dello strappo con Berlusconi): infatti dicono di essere pronti a discutere il modello ''Sindaco d'Italia'' (lanciato per primo proprio dal rottamatore) e poche ma incisive riforme, come il taglio dei parlamentari e il monocameralismo. "Il Pd finalmente ha un segretario. Sulle riforme finisce il time-out che ci era stato richiesto. Da oggi si gioca all'attacco!". Lo scrive su Twitter il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello.

Ma un po' tutto il centro e' stato messo in allarme dalla netta sconfitta del tradizionale establishment democratico (incapace di superare il 20 per cento dei consensi): Mario Monti chiede un ''patto di coalizione'' che vincoli Renzi a sostenere un programma preciso; Pierferdinando Casini fa sapere di essere pronto alle urne se Renzi ripetera' che il governo e' figlio di un inciucio. Tuttavia il colpo e' stato tale da non autorizzare pronostici. Come osserva l'Istituto Cattaneo, nel Pd e' crollata la vecchia forma del partito chiuso e autoreferenziale: i numeri del successo di Renzi dicono che il neosegretario e' riuscito a rimediare a quello che era un grave scollamento tra partito ed elettori, soprattutto nelle cosidette regioni rosse. Questo e' il fatto piu' significativo. Nel momento in cui l'Italia e' scossa dalla ''rivoluzione dei forconi'', le cui profonde radici sociali sono ancora tutte da chiarire e indagare, Renzi ha scosso le certezze della vecchia politica politicante e difficilmente puo' essere disposto a barattare la carica innovativa della sua vittoria con la paura di che cosa potrebbe dire Bruxelles se il governo dovesse abbandonare la consueta linea di europeismo conciliante. Ne deriva che la ''verifica'' e' appena cominciata. L'asse Letta-Alfano gode dello scudo del Quirinale ma dovra' essere capace di mettere sul piatto qualcosa di nuovo e con grande rapidita'. Soprattutto in tema di rilancio dello sviluppo. Altrimenti rischia di restare stritolato dalla tenaglia delle opposizioni: Berlusconi, Grillo e Vendola sembrano disposti a mettersi d'accordo subito sulla riforma elettorale pur di votare in primavera. E questo e' il vero pericolo per il governo se i renziani si dovessero convincere che e' l'unica strada capace di rinnovare il Paese. 

 

 

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